Le canzoni pref.

Qualche settimana fa un’amica per festeggiare il suo compleanno ha chiesto ai suoi ‘followers’ di inviarle una playlist contenente le loro ‘canzoni preferite’. E così, mi son messo lì a pensare alle mie canzoni preferite perché mi sembrava una bella richiesta e perché la cosa aveva il profumo digitale degli anni dei blog musicali, delle discussioni infinite su Friendfeed, del web quello con le liste, le classifiche, i post a punti.
All’inizio ho avuto molti dubbi. Come si scelgono le canzoni preferite?
Se sei una persona per cui la musica ha un ruolo nella vita che non sia solo sottofondo ma qualcosa di più, è una domanda impegnativa perché le canzoni preferite sono un argomento quasi definitivo e pure scegliere certe canzoni ti definisce proprio. (certo, stiamo sempre parlando di musica, ma minimo minimo, parlare di musica è una delle cose più belle che ci sia anche perché, parlando di musica, si finisce sempre, ma sempre eh, a parlare di qualcos’altro, spesso di noi stessi).
Quindi come si fa? Si pensa alle band della vita e si va a scegliere un disco e da lì una canzone? Si calcola, seguendo tabelle personali e mutabili, l’importanza di certi pezzi? Si mettono le canzoni con cui sei cresciuto?  Si punta ad essere fighi o diversi o alternativi, mettendo canzoni di un certo, diciamo, spessore? Si ponderano canzoni che hanno racchiuse nelle loro note momenti della gioventù o momenti importanti?
Troppo difficile, credo che nei momenti importanti la musica non ci sia, oppure si aggiunga dopo, come una colonna sonora applicabile alla memoria, ma questo è un tema magari da affrontare in separata sede, comunque mi sembrava tropo impegnativo. E poi, ho capito.
Era facile.
Le canzoni preferite sono semplicemente quelle che si ascoltano sempre. Da sempre. O sempre da quando le hai ascoltate per la prima volta. Non sono obbligatoriamente legate a momenti, viaggi, cose e mari o monti.
Metti tu le cose sopra a quelle canzoni, o sotto, o sopra a quelle che scegli a lavorare quando ti serve una spinta e selezioni quel brano, a quella che ti tira fuori da un pensiero opprimente quando esci da un ospedale o quella che ti ricorda una persona speciale. Metti un insieme di ricordi e sensazioni. Metti quelle che porteresti su un isola deserta, anziché i canonici tre album di parecchie chiacchierate (per neofiti, la domanda è: ‘Quali sono i tre dischi che porteresti su un’isola deserta?’).
Unica regola che mi sono dato è stato il numero. Dieci sono troppo poche, trenta sono troppe e poi ho scelto una canzone per artista, altrimenti magari dei Police ne mettevo tre, per dire.  Vale mettere un pezzo di Mehldau in solo e uno in trio perché Brad è il re e quindi vale. Poi non è stato facile sceglierne una, solo una, dei PJ, per esempio.
Però alla fine è stato più facile del previsto perché ogni tanto queste le devo proprio ascoltare per recuperare una sensazione, un equilibrio, anche solo per fare un sorriso.
Poi, se la faccio fra dieci giorni magari cambia. Ed è giusto così.
Se vuoi, fai la tua playlist delle canzoni pref.
Poi ne parliamo, oppure la ascoltiamo.

Dei dieci dischi

C’è questa catena su Facebook: “10 dischi della tua vita. Qualcosa che realmente ha avuto un impatto su di te e che continui o continueresti ad ascoltare. Posta solo la copertina, non aggiungere spiegazioni. Uno al giorno. E nomina una persona al giorno“.
Ho ringraziato chi mi ha chiamato in causa ma ho declinato. Perché della cosa a me interesserebbero appunto le spiegazioni. Non importa se scritte brevemente o meno, nei commenti o nel testo.
Perché l’impatto? Perché si ascolta ancora ? Sicuro che l’ascolti ancora?
Però la cosa ha inziato a girarmi in testa e quindi, si va. Scrivo i miei dieci, potrebbero cambiare fra una settimana se ci ripenso, però credo che la maggior parte non cambieranno mai più. Ci metto qualche spiegazione, qualche ricordo, un link per l’ascolto del mio pezzo magico dell’album.

Se ti va, fallo anche tu, io ti leggo.

  1. Led Zeppelin II – Led Zeppelin (1969)
    Mio cugino indossava i jeans senza mutande mentre io ascoltavo sul suo letto i dischi con le chitarre. Lui suonava tutti gli strumenti facendo assoli e riff con le mani che muovevano e squarciavano l’aria ed era il mio idolo. Avevo dieci anni e c’era questa musica bellissima e rozza e questi poster alle pareti. C’era un cannone su sfondo ocra, un ‘Dio’ che si innalzava da caratteri oro e rossi, una band fotografata mentre suonava con la scritta ‘Live in Japan’ sotto e poi c’era questo poster con un dirigibile che prendeva fuoco. Ogni volta ne restavo folgorato prima di immergermi nella musica, mia madre che arrivava a prendermi che era sempre troppo presto. Dei dischi dei Led Zeppelin metto questo perché lo ascolto ancora, appunto. Probabilmente perché c’è ‘The Lemon Song’. Le radici, il blues, un po’ tutto. In una canzone.

  2. Ghost in the machine – The Police (1981)
    Probabilmente il secondo disco che ho comprato. Il primo, ne sono sicuro, fu la colonna sonora di ‘Grease’, meravigliosa. Però non l’ascolto più, se non quando una radio ‘Adult oriented‘ passa ‘Summer nights’. Invece ero un bambinetto comunque alto quando questi ideogrammi che sembrano lancette di un orologio al quarzo, mi colpirono, mi piaceva il nome di questa band, mi piaceva il singolo che passava la tv. Forse il disco che so davvero a memoria, con quella coda di ‘Every little thing…‘ che vorrei non finisse mai e finisce sempre con Stewart Copeland che era un semidio. Il disco che, sicurissimo, ascolto ogni mese fra i dischi vecchi (sì, pure su Spotify)

  3. Live 1975-85 – Bruce Springsteen & The E-Street Band (1986)
    I negozi di dischi e questa scatola massiccia con dentro tanti vinili con l’etichetta rossa della Columbia con dentro tutte quelle canzoni che alcune le conoscevo altre no, con dentro le note dell’album con scritti i posti sperduti dove la fisarmonica e il piano  e la Band avevano incantato gli spettatori e tutto con dentro la voce, l’energia e l’abbandono definitivo a quel sentimento pulsante che Springsteen rappresentò per me in quegli anni in cui formavo il mio gusto, da quel momento in cui parte ‘Thunder road’.

  4. Paul’s Boutique – Beastie Boys (1989)
    Esistesse un LastFm mentale che a ritroso potesse calcolare il disco che ho ascoltato di più nella vita, questo credo sarebbe al primo posto. Ascoltavo un sacco di hip-hop, tutto quello che trovavamo e non era facilissimo. E poi, arrivò questo disco lungo, frastagliato, pazzesco, con samples e  groove micidiali che partono dalle basi della black music, passano attraverso le rime dei tre di Brookyln e approdano in un disco incredibile, secondo me uno dei migliori della storia della musica, ma non faccio molto testo.

  5. Ten – Pearl Jam (1991) 
    LA mia band PREF. Quella che ho ascoltato di più. Senza dubbi. La musicassetta che letteralmente consumai, passatami ‘Ascolta questi, son forti‘ dal mio socio di serate ai banconi dei bar delle discoteche; la lacrima al Forum di Milano quando cantarono  ‘Black’; il viaggio a Seattle e altri ‘Rearviewmirror’ grandi così che non stanno in questo post.

  6. These are the vistas – The Bad Plus (2003)
    Per caso, da qualche parte, su qualche blog salta fuori questa cover di ‘Smeels like teen spirit’ per jazz trio. Avevo appena iniziato ad ascoltare i grandi classici, Miles, Coltrane, Cannonball, Art Blakey e insomma ci stavo provando gusto quando questo disco cambiò completamente la prospettiva. Il jazz non era musica polverosa, tutt’altro. E questi tre lo sapevano e me lo stavano offrendo. Pochi mesi dopo li vidi suonare a Perugia verso mezzanotte in un teatro semi vuoto con mia sorella che dormiva e senza accorgermene seppi che avrei visto moltissimi concerti jazz. E’ andata così.

  7. Live in Tokio – Brad Mehldau (2004)
    Ricordo ancora lo sbalordimento di trovarmi come a precipizio, appeso alle note di un pianista che non conoscevo, su un nuovo mondo fatto di pianoforti luccicanti che emanavano note pazzesche. Come per tutti i dischi che ho scelto, anche questo mi ha aperto una porta. Questo l’ha aperta però più grossa perché la scoperta del ‘piano solo’ ha accelerato la ricerca da autodidatta casuale totale di ulteriore materiale jazz.
    Eccedendo, ma neanche troppo, questo disco ha cambiato un po’ tutto il mio gusto musicale.

  8. Funeral – Arcade Fire (2004)
    Tutti questi coretti, questo saltellare, sul posto, nelle cuffie, nei blog che parlavano di musica che consumavo avidamente, scaricando pezzi a caso di gruppi sconosciuti. L’indie e tutto quanto girava intorno. Uno dei dischi più belli di sempre. Uno dei concerti (il primo) più belli di sempre. Probabilmente LA mia seconda band preferita di sempre. E uno dei miei pezzi del cuore di sempre che però non mi hanno mai fatto dal vivo, maledetti, vi amerò.

  9. Beethoven, Sinfonia no.1 – London Symphony Orchestra (2006, circa)
    Altra porta, gigante, che si apre per entrare in un mondo fatto di mari di archetti e distese di fiati che lo solcavano. Mi ricordo che avevo l’iPad, la prima versione, con la rotellina e nella sezione ‘Classical’ c’era solo questa sinfonia che però ascoltavo sempre consumando suole in passeggiate solitarie brandendo un’immaginaria bacchetta. Da lì al posto palco, il passo è stato breve ed è sempre un piacere.

  10. Kick – INXS (1987)
    Non posso mettere i Clash che sono stati una personale pietra miliare perché oggi non metto mai un loro disco dall’inizio alla fine. Non posso mettere i Wilco perché questi album qui citati hanno la precedenza, nemmeno i Daft Punk, anche se con ‘Discovery’ sarebbero l’undicesimo, non posso mettere il primo Arctic Monkeys anche se allora suonavo la batteria e provavo ad andare dietro a Matt Helder, non posso mettere i Public Enemy perché adesso non li ascolto mai (ma: Chuck D! illumina le menti!), non posso mettere ‘Boxer’ dei The National perché ho messo gli Arcade Fire e c’era solo uno slot per quel periodo (ma è stata la scelta più difficile) e tanti altri. E allora cosa metto che sia stato fondamentale, che ascolto ancora con costanza?
    Questo, stadium pop/rock anni ’80.
    Perché Spotify nella classifica degli ascolti dell’anno scorso mi ha detto che gli Inxs erano al quarto posto, nonostante periddio siano passati trent’anni e io ho pensato ‘Ma peinsa te‘, perché Michael Hutchence era il più figo ma non te lo faceva pesare, perché è per colpa di queste canzoni che con il socio partimmo per il primo viaggio verso Milano per vedere un concerto, perdendo il treno ma questa è un altra storia, perché volevamo canticchiare e ballare i loro pezzi sotto a un palco, perché ancora oggi canticchio e balletto tutti i pezzi, probabile che il mio diciottenne sia rimasto incastrato in quei solchi di un doppio vinile così ascoltato che l’avevo consumato e ricomprato.

 

5×3 = 2014

 

Cinque dischi.

Un disco rock, ‘Cloud Nothings’.
Tiratissimo, efficacissimo. Inoltre, il concerto dell’anno con il sottoscritto da solo, in ciabatte sulla sabbia, sotto a un palco, circondato da educati giovinetti che quasi chiedevano il permesso per pogare. Col senno di poi, le canzoni di quel disco, quella sera, hanno dato il ‘LA’ a una cosa molto importante che è iniziata proprio quella sera. Ma questa è un’altra storia.

Un disco di una donna. ‘Neneh Cherry’.
Il ritorno di una grande non poteva essere migliore. Non immediato, ma al terzo ascolto trasudava gioielli di canzoni. E un ricordo di un pomeriggio lunghissimo a parlare di ispirazione artistica e di altre cose, ma anche questa è un’altra storia.

Un disco black. ‘D’Angelo’.
A sorpresa, ma non si può non mettere. La storia si sa. Il ritorno più atteso, finalmente. L’ho già ascoltato circa dieci volte e ogni volta è meglio. A mio parere, un disco che resterà, poi ok, io mi gaso facile e ho l’R&B nel sangue.

Un disco pop. ‘Merchandise’.
Questi sembrano usciti da un catalogo anni ottanta e me li son ascoltati mentre scoprivo che mi piace passeggiare con le cuffie in testa lungo gli argini di un fiume, inventandomi storie che non racconterò mai ma che stanno a metà fra ‘True detective’ e ‘Stand by me’. Zuccherosi, non appiccicosi.

Un disco bellissimo. ‘The War on Drugs’.
Cavalcate con le chitarre. Il disco che ho ascoltato di più quest’anno.

(bonus: manca un disco diciamo dance ed è piuttosto facile scrivere ‘Caribou’. Perché ‘Can’t do without you’ non stanca mai, eccetera)

 

Cinque serie tv.

‘True detective’: fino all’episodio quattro è fantastica, quando con un piano sequenza saluta e sorpassa gran parte del cinema d’azione, perché quei due lì son dei gran fighi, perché ne abbiamo parlato tutti. La serie che non mette d’accordo i detrattori e gli entusiasti. Per me han ragione tutti e due, ma ricordo poche volte in cui mi son incantato così davanti a una storia.
‘Fargo’: la serie perfetta della stagione. Ispirato dai Coen, atmosfere simili, un mood diverso, attori che lèvati, imperdibile.
‘The Affair’: l’amore è una cosa meravigliosa. Forse. Visto dal lato maschile e femminile, la storia di una relazione inappropriata e di quanto le ruota intorno. Interpreti ottimi, da vedere.
‘Louie’ + ‘You’re the worst’: son due commedie diversissime. La prima, di uno stand-up comedian a rischio genio (l’aggettivo, in questo caso, è appropriato) che traduce parte della sua vita in una serie che spiega più cose sulla solitudine, l’amore e tanto altro di, appunto, tanto altro. La seconda è pop, parte a bomba, raccontando la storia di due ‘peggiori’ che si incontrano, poi rallenta, ma resta il tentativo sfacciato di fare una comedy diversa, non del tutto riuscito, forse, ma da provare.
‘Rectify’ : la sorpresa dell’anno è una serie magnifica e quasi invisibile. Ne ho scritto, fidatevi.

Honorable mention: ‘The Good Wife’: ogni anno tira fuori colpi di classe a non finire. Assoluta.

 

Cinque film.

‘Only lovers left alive’: romanticissimo, struggente, potente, immagini che mi sono rimaste addosso per settimane (post sul film)
‘The Raid 2 – Berandal’: il film action dell’anno è il sequel del film action più figo degli ultimi anni. Botte da orbi e divertimento totale.
‘Boyhood’: brillante idea per un film hipster, lefty, buonista, che piace alla gente che deve piacere. Io non devo piacere quasi a nessuno, però mi è piaciuto moltissimo.
‘Her’: il magone (e il mio post sul film)
‘The Grand Budapest Hotel’: la classe, il divertimento, ancora la classe (e il mio post sul film)

Honorable mentions: ‘Il capitale umano’; ‘I guardiani della galassia’; ‘Gone girl’ che è appena uscito ma è una bomba, andate sereni sotto le feste a guardarvelo, io ci torno.


(ecco fatto. non proprio una classifica, ma un compendio delle cose che ho messo nello zaino dell’entertainment per questo 2014. dove, scrivendo queste note, mi sono accorto di avere visto meno film del solito – colpa, anche, della distribuzione folle e miope – e ascoltato molta più musica – grazie Spotify, ti voglio bene –  ma di tirarne fuori dieci per categoria non ne avevo voglia. mi perdonerete, piccoli lettori del blog)

2012, del mio meglio, al cinema

film20121. Amour
2. Moonrise Kingdom
3. Argo
4. Un sapore di ruggine e ossa

5. Skyfall
6. Avengers
7. Tutti i santi giorni
8. Pirati! Briganti da strapazzo
9. Hugo Cabret
10. Detachment

Aprono e chiudono la lista due film da occhi gonfi di lacrime e ricchi di intensità e lirismo, due film che ho visto da poco e di cui non ho scritto il post. Il vincitore dell’anno è un film incredibile che, raccontando la storia di una coppia alle prese col dramma della malattia al crepuscolo di una vita, viaggia su due livelli, sociale e personale, tirando mazzate emotive con una eleganza formale e una intensità rare e meravigliose, son giorni che mi rivedo in testa immagini del film. ‘Detachment’ rischia di essere didascalico però l’ho trovato genuino e sincero, sia nelle intenzioni che nello spirito ovviamente ‘educativo’. Racconta la storia di un professore supplente alle prese con il sistema scolastico e la solitudine, con A.Brody che si prende applausi e un regista che si prende ondate di libertà mentre io prendevo fazzoletti. 
In mezzo ci sono: il film più puccioso e colorato e da rivedere dell’anno; ‘Argo vaffanculo’ che è la quote degli ultimi mesi nel nostro piccolo giro di amici a banco; il film francese coi lacrimoni dell’anno; l’agente segreto con l’hobby di risorgere; il film Marvel che noi oldz boyz volevamo; il film italiano con il cuore dell’anno; il film che mi ha fatto più ridere dell’anno e il film che mi ha fatto tornare piccolo, sbarrando gli occhi. 
La classifica tiene conto delle uscite nelle sale italiche durante l’anno solare duemiladodici, il link al post è sul titolo, quelli non visti pazienza, il resto è qua, come noto questo blog si diverte a scrivere di cinema senza pretese. E zero in condotta alla distribuzione italiana che ci ha privato di film che usciranno chissà quando (es.:’Looper’) e film che fossero usciti, come nel mondo civilizzato, quest’anno, mi sa che sarebbero in classifica (es.: ‘The Master’).

Miscellanea:
Miglior colonna sonora
: ‘Moonrise Kingdom’
Miglior animazione dell’anno: ‘Paranorman’
Miglior bestia: Woola, ‘John Carter’
Miglior “OMG, c’è LEI”: Jessica Chastain, ‘Lawless’
Premio “la classe non si compra”: ‘La talpa’
Premio “LOL explicit lyrics”: ‘21 Jump Street 
Citazione “Thanks for all the fish”: ‘The Dark Knight Rises’
Menzione d’onore “sporty”: ‘Moneyball’
Nastro d’oro “daje dottò coi dolly”: ‘L’Hobbit’
Delusione dell’anno: ‘Prometheus’

2012, musica maestro!

Pensavo fosse più difficile trovare dieci dischi, più due, per il classifichino ombelicale di fine anno. Ecco qua, come sempre nessun giudizio di valore, solo i dieci dischi che ho ascoltato di più in questo 2012, anno in cui ho ascoltato meno musica ‘nuova’ di sempre.
Disinteresse, anzianità o non c’è così tanta roba buona e fresca in giro? Ma questo, forse, son pigro si sa, sarà altro post.

1. Alt-J ‘∆’
conosco a memoria ogni nota, se non è disco dell’anno questo non saprei, ringrazio l’amico snob-indie per la dritta.

2. Frank Ocean – Channel Orange
il disco ‘black’ dell’anno, bellissimo ma proprio bellissimo eh.

3. Grizzly Bear – Shields
il concerto  a cui non sono andato più bello dell’anno, la conferma, ancora, di una band superiore.

4. Japandroids – Celebration Rock
il roghenroa con gli indici al cielo, solo inni, spaccare i culi, ciao.

5. Prawn – Ships
qualche beneamato blogger che non ricordo e soundcloud mi han fatto scoprire sto disco che non mi ha lasciato per mesi. chitarrine-one con bonus di fiati, urla, malinconia, gioia, onde, disperarsi per poi tornare e una passeggiata lunghissima col male alle gambe su una spiaggia a notte fonda.

6. Cloud Nothing – Attack On Memory
sotto l’egida di Mister Albini, ragazzetti. post-rock o pop-rock? nell’indecisione, play & repeat ininterrotti da gennaio.

7. And you will know us by the trail of dead – Lost Songs
una delle mie band preferite, dopo una virata nell’eccesso barocco, torna con un disco solido come un mattone.

8. Gonzales – Piano Solo II
un genio, un pianoforte e tutto quanto c’è in mezzo.

9. How to Dress Well – Total Loss
roba da hipster incurabili, capitatami fra le mani grazie a un singolo incredibile, un disco di classe sospeso in un mood intimo, con inserti di R&B moderno.

10. Jens Lekman – I know what Love Isn’t
disco pucci dell’anno, una gemma di romanticheria e stare bene.

Un disco jazz, Brad Mehldau che se Brad fa due dischi e viene in Italia due volte, il 2012 è un anno di grazia, circa.

Un disco italiano, per cui verrò perculato e rinnegato ma è così, se ci penso è così, sono perso in questa notte che non va più via) Tiziano Ferro

2011, del mio meglio, al cinema

(dieci titoli dieci fra i film che ho visto, amato e difeso a spada tratta nel 2011. altri sicuramente belli non li ho visti anche perchè alcuni non sono usciti dalle mie parti, altri belli non hanno avuto distribuzione in italì e buon 2012 di cinema)

1. Drive
(un’eroe con giubbotto al volante, ascoltando synth anni ottanta)
2. The Artist
(due attori ‘muti’ in un tip-tap da applausi)
3. The Tree of Life
(padri, figli e in mezzo tutto l’universo, dinosauri inclusi)
4. Rango
(una lucertola alla conquista del western)
5. Tin Tin
(un reporter e un marinaio all’inseguimento)
6. Black Swan
(una ballerina…no, due ballerine…)
7. Thirteen Assassins
(un manipolo di samurai con codice, spadoni e un’impresa disperata)
8. Warrior
(padre, figli e in mezzo pugni sentimentali sul ring)
9. Fast Five 
(un manipolo di tamarri a motore e casseforti grosse)
10. Habemus Papam
(un signore riceve una promozione sul lavoro e va in crisi)

Miscellanea:
Miglior colonna sonora: Drive
Miglior animale: il cane, The Artist
Miglior attore francese all’estero: Jean Dujardin/Michel Piccoli
Miglior innamoramento su schermo: Bérénice Bejo/Emily Blunt
Miglior piano sequenza: Tin Tin
Premio “this is action motherfuckers”: Fast Five
Premio “riscoperte”: Midnight in Paris
Premio “school comedy”: Easy A
Menzione d’onore “supereroi”: Thor
Menzione d’onore “ce l’avevate quasi fatta”: Source Code
Nastro d’oro “DOLLY”: This Must Be The Place
Peggior film dell’anno: Sucker Punch & Pirati Caribici 4

2011, dischi dell’anno

(click, il bignami riepilogativo)

(poi mi sembra di non ricordare tanti dischi di quest’anno. poi mi metto lì e saltano fuori come bambini rimasti dietro all’albero in un nascondino lungo mesi. piccole memorie in musica, piccole storie fra me e me, scoperte in ritardo, band che sono come vecchi amici, voci che hanno parlato, blogger che influenzano gli ascolti, esperimenti arditi che diventano gioia per le orecchie, botte di energia, melodia come seta, brandelli e pennellate in musica fissati in un elenco che vale fino al prossimo giro ma che per ora sono dodici dischi e qualche appunto per una miscellanea di roba in un ordine misurato spannometricamente comparando numero di ascolti e amorazzi musicali, senza nessuna pretesa critica, un link per ogni disco per saperne di più, via)  

1. Bon Iver – “Bon Iver”
Io, fan totale, ma gran disco, gran conferma, bellissima trasferta londinese per vederne l’ottimo live. Uomo dell’anno. (‘videoalbum’)

2. Low – “C’Mon”
Fra brani spacca cuore e cerotti di carezze, una perla. Forse il disco che ho ascoltato di più. Contiene la canzone più bella dell’anno.

3. Real Estate – “Days”
Da qualche parte l’han definito ‘surf-pop romanticism’. Perfetto, abbinato a passeggiata ciondolante e sorrisino. (ascolta)

4. Girls – “Father Son Holy Ghost”
Un frullato gustoso di reminescenze dal passato. Questi scrivono belle canzoni con una facilità irrisoria. Alla terza prova, non è più per caso. (‘Honey Bunny’)

5. Colin Stetson – “New History Warfare Vol 2: Judges”
Un disco di sax solo. Boom. Inatteso, spaziale e sperimentale coi suoni circolari. Bellissimo, non per tutti. (lui, suona)

6. The War On Drugs – “Slave Ambient”
Classic rock non radiofonico, affogato in riverberi ‘dreamy’. Chitarre strascicate e mood ipnotico. Bravissimi. (‘Brothers’)

7. Crash of Rhinos – “Distals”
Una botta di genuina ‘pesantezza’ con le braccia al cielo e una grande batteria. Spacca. Nel mio anno, ci voleva. (bandcamp)

8. My Brightest Diamond – “All Things Will Unwind”
Quasi una scoperta per me. Una vocina splendida unisce il pop con gli strumenti classici in un tentativo raffinatissimo e riuscito di tentare nuove strade. Fascinoso. (official website)

9. The Field – “Looping State Of Mind”
Loop & cuore (questa l’ho rubata). Ascolto poca musica elettronica ma quando è fatta per arrivare, ci resta. Suggestivo. (rece+ascolti)

10. Fink – “Perfect Darkness”
Corde pizzicate, ritmi secchi. Terzo disco, ormai un classico. Mi stupisco di come non sia nelle top di chi conta. (live radio)

E poi due signore stupende che han fatto gran dischi, ancelle di questi suoni di fine stagione.
Feist “Metals” e Florence & The Machine “Ceremonials.
L’ammore, le chitarre, i tamburi, le danze, l’intimità e l’epica, il maglione di lana grossa e l’abito coi lustrini di due signore bellissime e bravissime, sempre più.

Altro: 

Fan service: Arctic MonkeysSuck it and see. La mia estate è stata questo disco e un viaggio in macchina a guardare il blu.
Danzare: Cut Copy – Zonoscope
Amici miei che han fatto dischi, sempre belli: Wilco, Radiohead, Beirut, Kate Bush.
Dischi usciti nel 2011 che ascolterò moltissimo nel 2012: The Black Keys, Wye Oak.

(grazie per l’immagine riepilogativa e super bella: sweetpotatopie)

10 x August

(le musiche dei dieci album che ho ascoltato di più negli ultimi mesi. consigli non richiesti, volendo una specie di compilescion per le vacanze, in video. magari te le ascolti mentre guardi il mare o mentre sali la montagna o fai niente)

La voce di Alex, le bacchette di Matt. Io,  fan boy di un dischetto pop-rock che quando rallenta, ti porta a spasso ciondolante col passo giusto da ‘sabbia’ e che non esce più dal lettore.
ARCTIC MONKEYS

Prepotentemente candidato a discodellanno, un sacco di suoni che non coprono la delicatezza e l’anima di brani che si attaccano ai polmoni, respirando beata malinconia. E un viaggio per vederlo suonare. E’ bellissimo, sarà bellissimo.
BON IVER

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2010, cinema


1. The Social Network
2. Inception
3. Toy Story 3
4. L’uomo che verrà
5. Scott Pilgrim vs.the World
6. Il profeta
7. The Town
8. Buried
9. Up in The Air
10. La prima cosa bella

In panchina, ‘Avatar‘.
Qui si spulciano le recensioni di (quasi) tutti i film in classifica.

Originariamente la classifica voleva essere accompagnata da una lunga e circostanziata serie di lamentele sul fatto che certi film (vedi numero 4 e 6) spesso non trovano la luce dei multisala delle mie province e si devono accontentare di proiezioni infrasettimanali in rassegne speciali; oppure sugli oscuri motivi, presumibilmente cash-flow e scarso rispetto degli spettatori/clienti, che spingono sti buzzurri di distributori a non programmare film usciti da secoli in altri paesi; o addirittura sul fatto che qualche copia in più coi film in lingua originale sarebbe carina da trovare e forse avrebbe un suo mercato.
Ma: non ne ho voglia, che tanto mi sa di battaglia persa, per cui tocca accontentarsi.

E questo è l’ultimo post relativo alle abituali classifichine, nonchè l’ultimo dell’anno 2010 di questo blogghetto di vaga critica e scrittura saltuaria e personale.

Buon anno nuovo a tutti.
Daje.