2019, di stelline #atthemovies

Come tutti gli anni anche questo 2019 termina con una bella ondata di classificone che sono sempre interessanti da leggere, soprattutto perché permettono di segnare pellicole per futuri recuperoni.
In molte di queste classifiche ci sono tre film che evidentemente sono piaciuti molto, a me un po’ meno.

Il primo è ‘Joker’ a cui ho dedicato l’ultimo post sul blog. Il giorno dopo la visione aprendo l’internet dei commenti ho visto decine di persone entusiaste e di inni al #filmdellavita. Sentendomi un po’ scemo sono tornato a vederlo per verificare se non avevo capito qualcosa. La seconda visione ha semplicemente confermato le mie sensazioni ossia un film discreto, a tratti buono, derivativo anni ’70, Joaquin bravo ma fisso in overacting (come si dice overacting in italiano? e comunque le prove le aveva fatte in questo film) non sta parabola messa in scena del mondo moderno, anzi, soprattutto il finale mi è sembrato abbastanza posticcio giusto per dare una patina di attualità socio politica a una storia molto più semplice e meno pretenziosa, perché alla fine, spesso, i sensi ai film li mette il pubblico. E questo, è un discorso un po’ più complesso anche se interessante, lo facciamo un’altra volta. Comunque ho messo tre stelline, ecco. 

Il secondo film è ‘The Irishman’. Visto un sabato sera che mi ero tenuto libere quelle comode tre orette e mezza sul divano (purtroppo non sono riuscito a vederlo al cinema, forse avrebbe cambiato il giudizio, anche questa è una bella discussione da fare su Netflix e la politica da divano, sulla fruibilità dei film, ma si fa una certa, andiamo avanti) e con tutto il rispetto e l’amore per Mr.Scorsese (che ha scritto film pazzeschi e uno dei pezzi più importanti di quest’anno sullo stato dell’arte cinematografara, a prescindere se si sia d’accordo con lui o meno, lo leggi qui) il film mi ha annoiato a lunghi tratti. Troppo lungo, troppo parlato e tutto già visto, oltre agli effetti sul lifting facciale (brutti e fastidiosi) di DeNiro. Il finale, di classe con la bellissima riflessione sulla morte, lo risolleva però mi è sembrato un omaggio fuori tempo massimo a un genere che lo stesso Scorsese aveva inventato. Leggendo le critiche dopo la visione mi son chiesto se per rispetto (certamente dovuto) in tanti che contano non hanno avuto il coraggio di dire ‘oh, noiosetto, eh‘. Comunque ho messo tre stelline ecco. 

Terzo film della serie ‘avere dubbi‘ è ‘The farewell’. Finita la visione apro il Letterboxd, ormai indispensabile guida e commento ai film, e mi trovo una pioggia di stelle e una carrellata di giudizi esaltanti. Il film parla dei gradi di separazione culturali fra la Cina e l’America, raccontando il ritorno a casa di una trentenne per un matrimonio fasullo organizzato come scusa per dare una specie di estremo saluto alla nonna ammalata, nonna tentua all’oscuro della malattia. La protagonista attraversa il film, girato in una palette di grigi, con un’espressione fissa tra l’annoiato e il dubbioso, incastrata in questo mondo di mezzo fra Oriente e Occidente, il retaggio familiare e il futuro in cerca di risposte. Tutto giusto se non che personalmente non mi sono né appassionato, né mi sono divertito (nonostante qualche gag sia apprezzabile) né mi sono commosso. Un film abbastanza monotono e pure un po’ mono tono. A questo ho dato due stelline e mezzo perché non ci siamo proprio amati o capiti, come due emisferi diversi, forse.

Già che ci sono due righe su un film a sorpresa e molto bello che ho visto giusto ieri sera.
‘Ritratto di una giovane donna in fiamme’ è la pellicola meno considerata nelle classifiche di questo fine anno. L’ho trovato un film magnifico, pittorico, sensuale, delicato ma potente nel raccontare la storia della passione fra la pittrice incaricata di fare un ritratto da mostrare al marito scelto per corrispondenza e la giovane donna, promessa sposa e soggetto del ritratto. Cinema d’essai, però anche gran cinema con due attrici perfette e un finale da ricordare.

Per finire questa carrellata: cinque film che ricorderò del 2019:
‘Dolor y Gloria’  perché è bellissimo e commoventissimo e forse è il mio film pref dell’anno insieme a ‘Parasite’ dove c’è della brillantezza e del senso profondo e la sequenza della stanza nascosta che ti spacca la faccia;
poi ‘Once upon a time in Hollywood’ perché in una stagione di tanti film, molti belli o piacevoli, altrettanti troppo lunghi, questo sarei rimasto altre due ore a guardare Brad Pitt scorrazzare guidando o la Margot guardare suoi film in una sala, quindi piedi nudi e via;
‘Booksmart’ perché adoro le commedie ben fatte e qua c’è tanta bravura;
e ‘Rocketman’ perché sono uscito dal cinema volando di gioia.
Bonus, un film del ’18 ma visto a gennaio ’19: ‘La favorita’, un film meraviglioso
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Il mio ‘Letterboxd’ 2019 con le stelline di cui sopra e qualche commento è qua. E speriamo che anche il 2020 orti tanti film belloni bellò.