Aprile, Playlists

 

At the movies

 

Fast and Furious 7
C’è una scena dove Vin Toretto Diesel in classic canotta, preme un pulsante che sgancia il paracadute a cui è appesa la sua macchina dopo il lancio da un aereo per atterrare su una stradina di montagna, cercando di recuperare un oggetto e un soggetto. E’ questa roba qua, salti, canotte, chiavi inglesi in faccia, crash, gessi spezzati, one line totali, romance da accatto, muscoli, collane e tantissimo divertimento. Sapete cosa trovate altrimenti, c’è anche altro. Il prossimo della serie esce fra due anni esatti. Già HYPE.

Mia madre 
Un film semplice, una storia comune, quasi banale, con difetti ma anche momenti molto belli e e toccanti (tutti quelli del, diciamo, ‘sogno o son desto’). Ho provato un senso di angoscia, forse per ricordi di vicende personali, più che di commozione. Il ruolo di Moretti sembra appiccicato lì, tanto per mettere il regista davanti alla macchina e di fianco al personaggio, a fargli da ‘spalla’. Bravissimi Turturro e la madre. Imperfetto, ma promosso.
(nota a margine: ogni film di Moretti sembra tirar fuori il piccolo intellettuale che è in molti commentatori. A me sembra tutto, tranne un film da intellettuali, poi, figurati, i film di Moretti non li ho nemmeno visti tutti, poi, figurati, io vado a gasarmi coi film Marvel…)

The Avengers – Age of Ultron
Due ore di supereroi che litigano, fanno #teamspaccare e ci divertono moltissimo, fra gag e combattimenti con robot intelligentissimi con idee di distruzione. A me è piaciuto tantissimo, forse più del primo. La continuità delle storie dell’universo Marvel è una bellissima cosa un po’ da nerd, ma se ne volete sapere di più sul perché questi film ‘ci’ piacciono tanto, leggete questo pezzo pieno di verità.

 

 

Sul divano 

 

Nightcrawler (Lo sciacallo)
Me ne avevano parlato bene e in effetti il film è buono. Un tizio vagamente asociale si inventa cameraman d’assalto di cronaca nera nelle strade notturne di LA. Bel finale, Jake Gyllenhaal molto bravo, c’è Rene Russo che è stata una mia passione di celluloide. Film contro la spettacolarizzazione delle news, ben girato e consigliabile.

The Rover
I film post apocalittici, aspettando la bombissima ‘Mad Max’, mi son sempre piaciuti. Qua uno sporco e segnato Guy Pierce va in cerca di vendetta e significato dopo che tizi sporchi e cattivi gli han fregato la macchina. Bell’atmosfera, bella violenza che esplode rapida ma pesa. Non tutto a fuoco, ma piacevole e vagamente angosciante.

Get On Up
Dev’essere difficile scrivere il biopic di un personaggio enorme come James Brown. Il film ci riesce a metà, centrando l’omaggio con la classica scorciatoia del passato che non molla mai e con un montaggio un po’ aggrovigliato. Però, si può guardare, anche perché il funk spacca sempre, regolare.

Nella sigla la scritta è intagliata nel legno, sullo sfondo un paesone in mezzo alle colline. Sembra il paesello, sforzandosi. Fortunatamente, non lo è, perché il paesone è nel Kentucky, dove parlano con le pigne in bocca (grazie ai subbers!) dove uno sceriffo troppo veloce ad estrarre, si incontra, scontra, confronta, con un criminale che è metà amico metà nemesi. Sei stagioni di dialoghi stupendi (grazie dal profondo del cuore Mr.Leonard) cappelli da cowboy, sorrisi sghembi, spiate, sparatorie, criminali stupidi ma pericolosi.
Mr.Givens, Mr.Crowder, Harlem county, I will miss you. (pure con la commozione sulle ultime scene LML)

 

Cinque canzoni in cuffia

 

Unknown Mortal Orchestra: ‘Can’t Keep Checking My Phone’
Questo gruppo mi piace da matti. Percussioni particolari, sta vocina, bei ritmi. Esce l’album, sarà da ascoltare con attenzione.

Carle Ray Jepsen – ‘All That’
Ricordate ‘Call me maybe’? Ovvio. Bé, tutt’altra roba. Plasticosa ballad anni ottanta che mi immagino una teen con il walkman nelle cuffie mentre va a scuola su una nuvola romance, per poi tornare alla realtà durante l’interrogazione della terribile prof di tedesco. (il pop mi ucciderà)

Alabama Shakes – ‘Gimme All Your Love’
Lei è un donnone con attitudine blues e un talento vocale enorme. Questo pezzo è spettacolare. Una ballad blues che esplode. Se vi piace, provate il loro ultimo album, niente male.

Tame Impala – ‘Cause I’m a man’
Un pezzo al mese così e i Tame Impala entreranno nel gotha degli ascolti 2015. Dai, bravissimi.

Omer Avital – ‘Hafla’
Contrabbassista israeliano che mischia il jazz con sonorità arabe. Noia? Anche passettini di danza e sorrisini nelle camminate del weekend. Poi lui è un mio pallino da anni, quindi a posto.

 

Sul comodino

Una volta uno scrittore durante la presentazione del suo libro disse che bisogna cercare ‘la voce’ fra le righe della scrittura. E quando la trovi, questa voce, te ne impossessi, ti avviluppa gli organi come un domopak di parole.
Shotgun Lovesongs‘ (vedi precedente playlist) è stato il libro in cui ho trovato una voce potente e dopo averlo letto, ho fatto fatica a trovare una lettura altrettanto soddisfacente. Ho iniziato e abbandonato tre romanzi, prima di trovarne un altro che mi facesse alzare il sopracciglio e dire ‘mh!’.
Tutta la luce che non vediamo‘ ha appena vinto il Pulitzer, è ambientato durante la seconda guerra mondiale, sono a metà ma posso già dire che è molto bello. Brevi capitoli scritti con eleganza e due personaggi giovani a cui ci si appassiona con naturalezza. Prossimo mese vi dico se il finale è bello, ma son pronto a scommeterci un Kindle.

 

 

(precedenti Playlists)

tender is the night

Probabilmente, anzi, togliamo il probabilmente, non sono certo il più qualificato per scrivere un post sulle coppie.
Però pochi giorni fa ero a una festa in casa di amici e c’erano solo coppie, più io e un altro amico.
Gente che si conosce da tempo, cena e balli su playlist selezionate da dj improvvisati e spesso incapaci.
Coppie di lunga data, che stanno insieme da tempi in cui gli smartphone non c’erano, o stanno insieme da un paio d’anni, o da pochi mesi. Alcuni son sposati, altri non ci pensano nemmeno, altri ci proveranno, pare. Alcuni hanno figli grandi, altri non li avranno mai, alcuni forse proveranno, pare.
Ballavano tutti, tranne me, alle prese con un dolore al ginocchio che basta un mezzo salto e grido. Le coppie ballavano, l’altro amico si alcolizzava e io non ero molto per i drink, quella sera.
Allora, mi son messo a guardare.
E ho visto quello che, forse eh, che io non ne so molto di coppie, come detto, quello che serve per far funzionare una coppia è una cosa semplice. La tenerezza.
Un gel invisibile ma che unisce. Una carezza sulla stempiatura. Un bacio appoggiato dopo un passo di danza azzardato. Una goccia di miele che cola dagli occhi mentre l’altra parla. Gambe che si piegano nel ballo per fare spazio ad altre gambe. Teste che si appoggiano per scambiarsi energia che l’ora magari è tarda ma i dj continuano a suonare, seppure male. Sorrisi che si specchiano, scontrandosi nella pista improvvisata. Mani che si cercano davanti a un camino spento che ormai fa caldo. Scherzi privati portati in pubblico per una frazione di secondo.
Cose così. Tenerezza. Piccoli gesti, quasi invisibili, che nascondono grandi bisogni che hanno nomi complicati da spiegare, ma non sono una richiesta, una ricerca. Non sono forzati. Appaiono all’improvviso, a sancire un patto che rimane, una naturalezza che è bellezza. Come un fiume che lambisce una pietra al margine dell’alveo, come un ramo che si piega dolcemente al vento.
Gesti naturali, bellezza in un briciolo di contatto, compressa in istanti che legano. Gesti che mi son sembrati così naturali che non credo possa andare male per queste coppie. Poi certo, non si sa mai, sicuramente ci sono, ci saranno, altre cose, oppure, per aggiungere banalità, le cose cambiano in fretta, o più o meno in fretta.
Però forse, pensavo, la tenerezza, ecco quello che mantiene le coppie. Quello che dovrebbe servire di più, fosse possibile clonarla, rubarne un po’ a queste coppie e spargerla in giro, come concime.
Poi, come detto, io non me me intendo molto eh.