Palco n.25 OR.1/D (S02E06, the ‘Passione’ chapter)

orchestra e coro, visti dal posto palco
orchestra e coro, visti dal posto palco

Piove di una pioggia tesa e insistita, arrivo a teatro bello umido.
Sotto il portico, ragazzi con birre giganti in mano brindano alla fine della vasca pomeridiana e signore infreddolite che aspettano amiche. Stasera c’è la sorpresa pasquale.
La Passione secondo Matteo, scritta da J.S.Bach, per soli, doppia orchestra, doppio coro.
Mai visto un’opera cantata, son incuriosito e un po’ intimorito da una cosa che immagino difficilmente capirò. Leggo la  durata dello spettacolo: tre ore e venti. Cantate. In tedesco. Sbarro gli occhi. Mi vedo stremato, sconfitto, dormiente. Ma. Challenge accepted. Entriamo.
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(cronache dalla piccionaia) del perdere, fra il ferro e la capolista

l'attacco ed Rezz, visto dalla piccio
l’attacco ed Rezz, visto dalla piccio

Eravamo rimasti al gimme five, poi si è andati a Bologna a perdere il derby, pazienza. Stasera, in posticipo tivì, biancorossi contro. I bianchi li facciamo noi, i rossi sono la capolista. Hanno il centrone, il play che fa gli assist, ali che sprangano da tre, panchina lunga, voglia di vincere che nel pomeriggio l’altra capolista ha perso. Il posticipo ci ha regalato un aperitivo piovoso dove son scivolati un paio di bicchieri di rosso che, nel micro clima della piccionaia, regalano una leggera tranquillità indotta.
Palazzo carico e pieno bombato, evidenti spettatori contentoni, con lo sguardo un filo troppo spalancato. Magari è la loro prima partita dell’anno. Dietro di me due ragazzini che più che guardare e commentare la partita, ci provano con le loro amiche.
Varese son belli grossoni, la differenza di fisico è evidente. La loro ala pianta un tre su tre da tre che fa male, noi siamo aggrappati a giochi sporadici e alla nostra classica difesa dura. 16-22 fine primo tempino. Continue reading “(cronache dalla piccionaia) del perdere, fra il ferro e la capolista”

chiedimi cos’è, circa, il jazz

710d3b4c926f11e29fe522000a1f97ce_7Applausi.
Così, quindi questo è il jazz?” chiede. Lei lo zittisce con un cenno brusco della mano. I musicisti son già pronti per il prossimo brano.
Colpi lenti, quasi rallentati, profondi colpi di tosse, stanchi, apparentemente fuori ritmo. In seguito una nota ossessiva, quasi fastidiosa, sale dalla tromba. Si accoppia coi tamburi. Sembrano vagiti e passi di un bambino che impara a muoversi, a parlare. La nota si moltiplica e insegue direzioni strane, frammenti scomposti di un sogno schizzato. Il ritmo si inerpica su sentieri scoscesi, a volte incespica, arranca, per poi impennarsi impazzito. I due strumenti formano una bolla di caos e imprevedibilità, un diagramma di fantasia che non si riesce a decifrare.
Poi, come se arrivasse la spiegazione, pianoforte sassofono contrabbasso, si inseriscono, aprono un sipario sull’incertezza, svelando un nuovo panorama, un chiarore dischiuso in mezza battuta. Si forma la squadra che porta avanti un disegno perfetto, una geometria sicura svelata in una melodia semplice, accattivante, rassicurante, consolatoria. Un respiro di gruppo, di quiete e confidenza, di calma e lucentezza. Colpi di bacchetta ora disegnano stelle a coprire questa valle di perfezione musicale. Dura poco, basta a lungo.
Questo, circa, è il jazz” dice lei, il palmo della mano sul braccio di lui.
Applausi.

Ps.: Giovanni Guidi è un pianista giovane, bravo e simpatico. Seguitelo

Rom-Com vs. Favolette

slpLa vecchia fabbrica di emozioni su grande schermo sforna, a firma di un regista con passato ‘indie’ e con un roster di attori dal botteghino facile, una commedia levigata ma non banale. All’inizio ci mette il bonus di problemi psicologici dei protagonisti, ma poi la storia romantica prende il sopravvento e lascia palpitazioni, cuoricini e una scena di ballo da ricordare, in un finalone che fa tanto commedia di altri tempi. Film promosso, nonostante strada facendo, perda completamente lo spunto iniziale, l’analisi, sempre leggera, dei problemi relazionali di persone con, più o meno lievi, difficoltà comportamentali. Cast che funziona, De Niro che si ricorda come si fa, Jennifer bella e brava con un Oscar in regalo (c’era di meglio, suvvia) e propedeutico per creare una new diva con applausi. Chissà che questo film possa essere d’ispirazione per un nuovo filone new romantic con occhio nel passato e gusto moderno (e qua, starebbe il difficile) che, come dicono i vecchi, ‘di questi tempi‘, farebbe soltanto bene.

La nuova fabbrica di emozioni (?) su grande schermo ricarica gli occhialini del oz3D con – ancora una volta, do you remember Alice? – una versione iper colorosa, geneticamente modificata negli effetti speciali e altrettanto noiosa, di una ‘favola’ famosa, concentrandosi su come il mago diventò ‘mago’. In pratica, è un prequel. Il mago ha la faccia simpaticosa di Jimbo che mi resta sempre simpatico, però, mi risulta anche sempre più annoiato man mano che la storia procede. Un buon incipit, poi una grande attenzione ai dettagli e ai micro spaventi da 3D, ma meno attenzione al cuore pulsante della vicenda che ho fatto veramente fatica a trovare, nonostante il finale ci provi a riscattare il tutto ma, essendo troppo lungo, non convince nemmeno quello. Insomma piuttosto piatto e inutile, a mio parere. Che conta zero, dato che ovviamente io non faccio parte del pubblico di destino di un prodotto simile, anche se i decenni in sala non è che fossero entusiasti all’accendersi delle luci, né l’ho visto in 3D che mi dicono essere la carta vincente del film. Quindi queste righe sono, voilà, perfettamente inutili.

(cronache dalla piccionaia) give me fuel, give me five

daje col pokerissimo
daje col pokerissimo

Eravamo rimasti alla vittoria di mezzodì, poi siamo andati a Pesaro a inanellare, come si dice in perfetta terminologia da articolista sportivo, la quarta vittoria di fila.
Montegranaro è giallo blu e da queste parti questo abbinamento di colori porta a cori di dileggio per gli avversari di regione. Quelli di oggi sono marchigiani quindi no al dileggio, anzi stima per il buon numero di tifosi al seguito ma sempre no al gialloblù. Vai con la quinta? Vai.
A bordo campo, momento di tristezza vedendo il Gigante maltese con maglione a righe, stampelle e stagione finita causa crack a una caviglia. Entriamo belli soft in campo, Taylor guida la scampagnata, padellando in gioia da tre, fortuna che il serbo entra subito in partita e ci tiene lì, mentre i loro lunghi fanno un po’ quello che vogliono sotto canestro. Dopo un rapido mix di insulti agli arbitri che vedono Cervi e fischiano a caso, il tempo finisce 21-24.
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un po’ anzyani, nella casa sulla spiaggia

408076673843921110_10051471Ieri sera, dopo tre mesi, forse più, sono andato a un concerto rock/pop. Un concerto da stare in piedi insomma, ché ai concerti di classica e jazz si sta seduti.
Andando verso il locale, e al termine , parlando col puntuale @sbaracadau, ho detto che sto invecchiando e le energie mancano per vedere concerti che, sia al weekend che infrasettimanali, iniziano sempre tardissimo e mi portano a letto mai prima delle due/tre di notte. Ogni tanto si fa, però vien lunga, anche se il giorno dopo è domenica. E soprattutto, con l’età, mi pare si pensi che di concerti se ne è visti tanti e un po’ manca l’entusiasmo e il divano è così comodo. Al termine dello show, guidando verso casa, pensavo che non lo so se è questione di età, se davvero ci si stanca di andare per concerti o se è un pensiero pigro.
Mi son ricordato di quanti signori distinti e coi capelli brizzolati avevo visto durante il festival svedese, dove, casualità, avevo visto suonare sempre la stessa band – i Beach House – davanti a frotte di ragazzi hipster ma anche coppie di sessantenni con un sorriso tranquillo stampato in faccia.
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