Un festival musicale che si svolge a Goteborg. Una ricca line-up spalmata in tre serate in vari club della città e per due giornate dall’una del pomeriggio fino a mezzanotte in un lembo all’interno dell’enorme parco di Slottskogen. Parco che per attraversarlo a piedi ci vuole una buona mezz’ora e contiene pure delle collinette e una vegetazione che a tratti pare di essere in una piccola foresta. La prima sera avevo provato ad entrare in un club ma ho sbagliato tram e sono arrivato che si era formata una fila enorme e non avevo la minima voglia di aspettare e me ne sono andato a cena e poi a letto. Le altre due sere ero massacrato da ore passate in piedi e non ci ho nemmeno pensato di entrare in qualche club per cui me ne andavo diretto a dormire che si ha anche una certa età qui e qalche acciacco tipo ginocchia urlanti e caviglie spezzate. Quindi posso raccontare com’è il festival grosso nel parco.
Si entra esibendo braccialetto regolamentare da festival e si viene perquisiti da gentili ma inflessibili giovani svedesi che prima ti informano che ti devono fare la perquisa e poi la fanno con maggiore accuratezza rispetto a quanto accade agli ingressi degli stadi italici. Ritirano il cibo e le bevande che i festival costano e, grazie, spendi i soldi dentro. Mi han fatto buttare via una mezza cioccolata, rimasuglio del giorno prima. Poi c’è un viale di accesso con ai lati vari venditori di junk food per ogni palato, tra i quali il clamoroso ‘Veggie Hell‘ dove fanno una sorta di piadina più morbida ripiena di verdure crude, stand col caffè, stand che vende i cd, stand che vende le magliette dei gruppi e quella ufficiale del festival che costa duecento kronor e che mi sono accapparrato subito e poi la via si apre nello spiazzo che ospita i due palchi principali che si guardano l’un l’altro. I palchi son denominati ‘Azalea‘ e ‘Flamingo‘ e sono gemelli, venticinque metri circa di larghezza per venticinque in lunghezza per arrivare al datore luci e in questo spazio per terra c’è un rivestimento di plasticona per proteggere l’erba, poi in caso di maggiore affluenza il pubblico si sistema ai lati del palco o del datore luci, scarpe nell’erba. Naturalmente non ci sono mai concerti in contemporanea su questi palchi. Sulla sinistra di questo ampio spiazzo centrale che sarà lungo circa cento metri c’è un ristorante con panchine, alberelli, prodotti mangerecci e alcoolici. Non si esce con le birre. Quindi sotto ai palchi non si beve. Ci sono addetti alle uscite dei ristoranti che controllano se non hai birre in mano e se ti dimentichi ti fermano poichè come scritto nel post precedente, non si beve negli spazi pubblici. Sulla destra c’è una via asfaltata dove sono sistemati i bagni e un’altro spiazzo dove ci sono altri stand di mangiaebevi prima di arrivare dopo una cinquantina di metri al terzo palco. Il più piccolo, il più ‘indie‘ come programmazione, sotto un tendone che sarà grande poco meno del parterre dell’Alcatraz di MI (ma non è che sia molto bravo con queste stime, si sappia). Al fianco del palco, che si chiama ‘Linnè‘ come il già nominato botanico svedese, c’è un’altra area risto-birra-bagni e poi fine. La zona del concerto è tutta delimitata da barriere anti-scavalco guardate a vista da vari addetti e, naturalmente, tutta circondata dagli alberelli del parco. La sera precedente era piovuto e c’era qualche pozzanghera nell’erba e un filo di melma in qualche punto. Fortunatamente non è mai piovuto durante il festival se non dieci minuti l’ultima sera, perchè se piove ci venivano tre dita di fango per terra e non sarebbe stato bello. Molti svedesi calzavano gli stivali da pioggia, previdenti. Viste anche molte Converse ai piedi, ridotte in stato pietoso al termine della due giorni. Ripeto, se piove, meglio avere i gambaletti…
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