Io, lo zapping e Prince

NYPRStamattina nei circa venti minuti di macchina per arrivare al lavoro ho fatto zapping selvaggio sulle frequenze radio, senza riuscire a trovarne una che passasse un pezzo di Prince Rogers Nelson.
Uno speaker prima ha parlato della triste notizia e poi hanno messo non ‘Let’s go crazy’ ma un pezzo di una di quelle urlatrici italiane. Sono inciampato in ‘Born to be alive’ pezzo vecchissimo e che mi è sembrato un momento di ironia in questa mia caccia a un piccolo tributo radiofonico a uno dei più grandi di sempre.
Mi sono pure mezzo anchilosato un dito a forza di premere ‘avanti’ alla ricerca della stazione giusta ma niente, zero brani, nemmeno un ‘Alphabet Street’.
Intorno a mezzogiorno ho fatto altri venti minuti di macchina, l’anchilosi era passata, riparte lo zapping, riparte il niente, manco un semplicissimo ‘Kiss’. Un impegno, altri quindici minuti e ancora niente, neppure una struggente ‘Purple Rain’ per limonare i ricordi di quando partiva quell’accordo di chitarra e si correva a cercare di baciare ragazzine a caso.
A metà pomeriggio, altro giretto e il nulla, neppure una danzereccia pre weekend ‘I would die for you’.
Poco fa, torno in macchina, stessa scena di zapping. Sento un andamento funky e dico ‘Ci siamo!’ e invece niente, Bruno Mars. Altri venti minuti e ancora nulla. Nemmeno sulle radio della Rai che insomma, un minimo ci si spera sempre, ma lo zero, men che mai la mia preferita canzone di Prince che è poi ‘Raspberry Beret’.
Forse son io che non sono in target, sicuramente le maledette coincidenze, errori di sincronizzazione, capirai eh se oggi le radio non hanno passato a nastro cento canzoni di TAFKAP, ma la somma fanno quasi ottanta minuti di rincorsa a una canzone di Prince e zero canzoni di Prince ascoltate. Forse un ‘Sign ‘O the times’? In compenso ho scoperto che c’è una radio che si chiama ‘Marilù’ e mi è spuntato fuori il rimorso per non esserlo andato a vedere una decina di anni fa. Chissà perché non andai poi, bah non ricordo.
‘Money don’t matter 2 night’ e le radio italiane, per quanto mi riguarda, non ti considerano.
Bella Prince, non sarai dimenticato.

 

cose da fare questo weekend (veloci come il vento)

vcvAl mare è forse troppo presto per andare, in montagna ormai c’è troppo caldo (credo) quindi questo weekend saremo più o meno tutti a casa.
Cosa si può fare in un weekend di metà aprile? Secondo me, se vi fidate, almeno due cose, oltre a una bella passeggiata all’aria aperta, sole permettendo.
La prima è andare al cinema. E’ uscito da una settimana un altro film che si infila come un bolide nella ‘new renaissance’ del cinema italiano. Almeno speriamo si possa chiamare pomposamente così.
E’ il terzo bel film tricolore che vedo nel 2016. Bello eh, al netto di qualche appunto da rompiballe che non metto qua per fare prima, ma bello di quei film che esci contento dopo aver fatto il tifo, coinvolgente, con attori bravi, frasi giuste, direzione sicura. Una storia di corse in macchina (mo peinsa te, vacca boia, con bonus di dialetto emiliano per titillare il campanilismo) con le corse ben girate (e io mi annoio in un amen a vedere sport con le ruote quindi, ben fatto) e con un clamoroso Stefano Accorsi che si porta a casa tre quarti di film con il suo tossico che ti piace amare che arriva in soccorso della sorella, giovane e amante della velocità. Andatelo a vedere.

La seconda cosa è spendere dieci minuti per andare a votare il referendum, tremendamente ed erroneamente definito ‘sulle trivelle’. Perché come dice qua le trivelle non c’entrano, il voto riguarda le concessioni sulle piattaforme esistenti e c’è già la legge che blocca la costruzione di future piattaforme. Quindi, la campagna che si basa sullo slogan, ‘salviamo i nostri mari‘, è una bufala spudorata. Poi, se approfondisci un attimo, le ragioni di entrambi gli schieramenti quasi si elidono, anche se il tema è complesso, molto tecnico e riguarda una percentuale piuttosto bassa (3%, a memoria) del fabbisogno energetico nazionale e il voto soprattutto non garantisce alcuno scenario futuro. Certo, solo gli azionisti della Shell, per dire, non vogliono energia pulita ma c’è il caso che per portare quel % di fabbisogno qualche petroliera (ben più pericolosa e inquinante di una piattaforma che estrae metano) gironzolerà per l’Adriatico e sicuramente se il ‘Sì’ raggiunge il quorum, non è che il giorno dopo spuntano centrali eoliche da tutti i cantoni. In giro per la rete trovate molti pezzi che trattano la questione che è diventata più di politica generale che ‘di merito’. Nel mio minuscolo, posso dire che non ho ancora deciso come votare, però di sicuro andrò.
Quando ero giovane e idealista l’istituto del referendum mi piaceva molto. Poi ha perso forza azzoppato da politici che invitavano ad andare al mare e dall’abuso che ne è stato fatto. Sarebbe ora tornasse ad essere uno strumento importante.
Inoltre, soprattutto, andrò perché un governo che invita all’astensione per me compie un atto di lesa maestà nei confronti del principio che un governo dovrebbe avere sempre, garantire e sostenere la democrazia e i principi civici correlati ad essa.
Quindi, anche se ho imparato in questi giorni che non è affatto vero che votare sì = no al petrolio = più energia verde, andrò per alzare il quorum e per dire ‘oh, sostenere l’astensionismo, non va bene eh’.
Contorto, probabile. Quindi, un filo di idealismo mi è rimasto e poi, quando questo weekend sarà finito, resterà la speranza di non sentire politici che dicono ‘andate al mare’ quando la gente ha l’opportunità di informarsi un minimo sulle cose e la speranza bis che questo nuovo vento che spira nelle produzioni di celluloide pulita italica, soffi forte.
Buon weekend.