di certe domeniche, quando il calcio diventa letteratura

Che poi, pensavo, dopo una domenica in cui ho visto tante lacrime e tanta gioia applicata al calcio, che questo sport è pura letteratura. Chi si stanca di leggerne, o di sentirne parlare, per l’overdose mediatica, perché son poi sempre ventidue giovanotti che inseguono un pallone, perché è ‘l’oppio dei popoli‘, forse non comprende le emozioni, il peso specifico delle stesse, nelle vite comuni di molti. Forse oppio, ma quanto è buono.
Per esempio, in ordine cronologico, da una serie all’altra:
la promozione della Spal, anche se è di una settimana fa. E a me non piace la Spal, per questioni di tifo, di illogico campanilismo. Quando veniva a giocare a Reggio Emilia la prima cosa che dicevo sempre ai miei compagni dello stadio era: ‘Guarda che brutta, la maglia bianca azzurra non si può vedere‘. Eppure contro tutti i pronostici, la Spal vince la B, fa un doppio salto carpiato e arriverà nella massima serie. Immagina quel vecchietto di cui ho letto, un uomo giovane e forte l’ultima volta che quella che per me è una brutta maglia ha visto i campi della serie A. Immagina una sua intervista, sul filo dei ricordi, quanto può commuovere.
Poi, è vero, basta mettere insieme venti righe scritte degnamente ed è subito esile retorica pallonara, ma non è questo il punto.
Oppure, l’ultima partita di Francesco Totti. Una partita che stava pure andando male, soldi in meno nelle casse della squadra per un obiettivo non raggiunto, poi chissà come la partita la squadra la vince e può iniziare la cerimonia d’addio del ‘Capitano’, dove il giro di campo sono brividi sulla pelle, ogni pizzicore riporta a una carrellata d’immagini di quello che per me è stato il giocatore più forte degli ultimi venti anni di calcio italiano. E le discussioni da bar, legate a una frase del genere. Altra letteratura, da banco, bassa, se si vuole.
Immagina i romanisti che sono cresciuti insieme ai suoi gol, vincendo poco, sognando molto, parafrasando un passaggio della lettera che Totti ha letto davanti a uno stadio ai suoi piedi, lettera che contiene almeno una frase meravigliosa, ‘Concedetemi di avere paura’, anche qua letteratura, una riga che porta una leggenda a un livello umano.
E tutta la faccenda delle bandiere nel calcio, una questione importante, assurdamente romantica, in un mondo, non solo calcistico, che di romantico ha sempre meno.
Oppure, scendendo di parecchie categorie, dove i tocchi non sono ricami, i passaggi spesso sono sballati, un gruppo di ragazzi di paese che decidono di iscriversi al campionato di terza. Trasferte in macchine stipate, idolatria per pagine facebook che celebrano gesti ignoranti, fisici non certo perfetti che sputano sudore ogni domenica. Questi ragazzi vincono a sorpresa la coppa della categoria e conquistano una promozione, riempiendo di cocktail rovesciati il bar dove si ritrovano alla fine delle partite, con uno di loro che dice ‘Se sabato la Juve vince la champions, sarò meno felice‘ e lo dice con gli occhi che brillano, quasi non credendo, da juventino fiero, a quello che ha appena detto.
Infine, immagina la gente allo stadio di Crotone, sugli spalti e in campo. Dopo mesi di previsioni infallibili che ‘Non sono una squadra da A‘, dopo settimane in cui i punti fatti non bastavano mai, la salvezza un approdo troppo lontano come un miraggio, dopo giorni di speculazioni per il ‘bonus retrocessioni’, perché in Italia a pensare male non si fa peccato e la cultura o la lealtà sportiva sono spesso questionabili, quindi il Palermo, già retrocesso, doveva perdere per incassare più soldi e invece no, dopo tutto, il Palermo vince e il Crotone, che spesso devi cercare sulla carta geografica, niente, farà ancora un anno di A. Pura letteratura.
E alla fine di questa domenica di lacrime e gioie, so la risposta a una domanda che ogni tanto mi faccio, cioè sul perché da noi non si riesca a fare un film memorabile sul calcio.
La risposta è banale, come me, solo un appassionato che continua a credere nella piccola ma limpida bellezza delle gioie che ragazzi all’inseguimento di un pallone possono dare, sperando che la prossima di queste gioie sarà per la mia Reggiana, sperando possa arrivare alle semifinali playoff della Lega Pro.
La risposta è che quando l’estate è all’orizzonte e i campionati finiscono, in questo paese si scrive letteratura calcistica, sportiva, su pagine di erba verde, passando da uno stadio Olimpico, allo stadio con l’ospedale addosso, a uno risistemato in fretta e furia per stare nei limiti imposti, a quello con gli spogliatoi minuscoli che diventano enormi per celebrare piccoli eroi di calde domeniche.
E nessun film, difficilmente un romanzo, potrà essere più credibile, emozionante, appassionato, della realtà.