2009, cinema!

Una donna fugge nel bosco dietro casa per rendersi conto di sogni spezzati e vite infrante. Mentre torna nel villino per affrontare la sua vita distrutta, sente il suo vicino urlare contro una gioventù sbandata. Il vecchio ha due passioni. Bere birra sotto al portico e una macchina di un tempo che non c’è più. Mentre si prepara per la sfida finale (poichè c’è sempre un duello in un mondo di pistoleri) gli sfreccia accanto una Ford modello A con a bordo gangster dai bei cappotti che svuotano caricatori di mitra durante una fuga. Il loro capo poi se ne andrà al cinema a vedere se’ stesso morire a testa alta. Mentre esce incontro al suo destino, nella sala a fianco un regime in scadenza celebra i suoi eroi. Peccato che un gruppo di bastardi fichissimi, con l’aiuto di un’ebrea francese bellissima, rovini la festa. Il capo dei bastardi per festeggiare lascia il suo marchio di infamia su un cacciatore di ebrei, in un bosco con la neve. E’ lo stesso bosco in cui si aggira un padre intento a procurarsi il nutrimento per la sua bimba vampira. Lei però è in camera col suo amichetto biondo e timido, nascosta a un mondo che non la può accettare. Lui poi va in piscina, lei lo raggiungerà  e sarà vendetta e bussare per sapere che ci sei mentre un treno li porta via. Forse raggiungeranno un’altra bambina che, in una dimensione diversa in 3D, scopre di avere due madri. Quale sarà quella giusta? si chiede Coraline mentre tutt’intorno un mondo di nera fascinazione la incanta. Scoprirà che i genitori sono quello che sono e quelli che la amano e lo vorrebbe dire al suo amico che vive anche lui nei cartoni. Solo che lui non c’è. E’ partito per un viaggio imprevisto insieme a un vecchietto all’inseguimento di un sogno a forma di palloncini. Tornerà sano e salvo e con un cane parlante, giusto in tempo per vedere in tivù l’ultimo incontro di un grande perdente coi capelli lunghi e tinti di biondo che però sul ring ha ancora qualcosa da dire, ha l’ultimo salto da fare, in faccia ai riflettori. All’uscita dal match la gente corre a casa che c’è il coprifuoco imposto dall’ultima rivolta esplosa nel campo degli alieni, arrivati senza preavviso e parcheggiati in una zona periferica della città. Pare ci sia un umano che stia creando problemi. All’interno. Lo stesso umano, con le sembianze modificate dal contatto alieno, mentre raccoglie un fiore speciale, alza la testa e vede un astronave sfrecciare in cielo. La riconosce. E’ l’Enterprise al suo viaggio inaugurale. Alla scoperta di mondi sconosciuti, verso nuove avventure, in un rollercoaster galattico.

Il mio anno di film visti al cinema, in una sorta di riassunto “corale”.

E l’immancabile classifica:

1. Inglorious Basterds
2. Up
3. Nemico Pubblico
4. Coraline
5. Lasciami Entrare
6. Gran Torino
7. The Wrestler
8. Star Trek
9. District 9
10. Revolutionary road

2009, musica!

Dopo due post riassuntivi, controllo dei centri di ascolto, riflessione mista a sensazione, proiezioni sui dischi che resisteranno negli ascolti anche in futuro (*) : ecco la top ten del 2009.

1. Grizzly Bear
una sorpresa anche per me. non pensavo potessero entrare nella top ten, figurarsi al primo posto. sarà che i coretti mi fregano. l’anno scorso volpi, quest’anno orsi. pardon. fatto sta che sono sei mesi che questo disco lo ascolto sempre. e con sempre più gusto e salterelli quando i coretti incalzano. disco dell’anno.

2. Pains Of Being Pure At Heart
12 mesi di ascolti e balletti privati, valgono la piazza d’onore. disco “vorrei avere vent’anni” dell’anno.

3. Polvo
disco rock dell’anno. punto. Continue reading “2009, musica!”

Road to 40 – part4

1999-2009 right here, right now


2000: Coldplay
da qualche parte ho letto che se l’ultimo disco dei coldplay fosse stato un flop di vendite la casa discografica avrebbe chiuso. dieci anni fa ancora ci si fiondava a comprare i cd dopo avere sentito quel pezzo in un video di notte. al concerto a milano per promuovere “Parachutes” trascinai l’amichetto che alla fine mi ringraziò. e l’ultimo brano del set fu proprio questo del video. facile profeta pronosticai arene piene nel giro di due album. ci riuscirono col secondo. inoltre ai coldplay sono legato per colpa del primo concerto in cui suonai. un disastro. arrivammo in questa sala da bocciofila, un palco in legno piazzato fra un bar con lo stock84 e il bancone di formica e tavoli da biliardo frequentati da fumatori accaniti. noi cinque non c’entravamo niente. il chitarrista però conosceva “qualcuno”. venti amici anime pie a fare da claque e iniziammo con una cover di “yellow” suonata pestando molto e suonando sporco causa nervosismo e imbarazzo rovesciato su tamburi e corde. fu una bella versione. peccato che alla fine gli amici si sbracciavano in applausi convinti, i giocatori ci guardavano come se fossimo venuti dallo spazio, il barista spegneva la cicca in un posacenere già colmo scuotendo molto la testa. suonammo altri trenta minuti, cover di cantautorato italiano. non mollai la band subito soltanto perchè mi serviva una sala dove poter esercitarmi con calma. poi la mia carriera di batterista fu presto stroncata da una fastidiosa tendinite alimentata anche dal ritorno sui campi da tennis. tendinite calcifica. gomito ko. e pace. Continue reading “Road to 40 – part4”

Road to 40 – part3

1990-1999 the grown up ages


1990: Ligabue
mai rinnegare il passato. e c’è stato un periodo nel quale Luciano da Correggio mi piaceva proprio. era, sì, banalmente, lo Springsteen di noi ragazzotti rock’n’roll della pianura padana che aspettavamo qualcosa. il qualcosa sarebbe arrivato l’anno dopo. quell’anno sarebbe bastato quel ragazzo che avevamo visto di sfuggita suonare nella piazza del paese pochi mesi prima. lo seguì fino al grande successo di “buon compleanno elvis”. andai al primo concerto di s.siro ed è tuttora uno dei ricordi “live” più belli che ho con la fuga di metà prato durante il diluvio mentre noi raccattiamo un cartone che si disfa in due minuti e conquistiamo mezzo prato bagnati spolti fino alla fine fra urla, spintoni, uno sballatone che mi saliva sulle spalle e cori tremendi. poi le nostre strade si divisero. lui abbandonò gli stivali, io diventai semprè più “indie”. e va bene così.  era che quello che lui cantava noi lo vedevamo tutte le sere coi nostri occhi. raccontava del bar mario e noi ce l’avevamo davvero il nostro bar mario. quell’anno poi io ero a Milano a fare il militare. e io la odiavo Milano e forse per compensare la mancanza della terra natìa, ascoltavo il primo disco di quel reggiano come me. e lo pompavo agli amici snob meneghini. che lo sfottevano per i camperos e per il look da truzzone di provincia. e io di truzzoni come lui ne conoscevo a pacchi… Continue reading “Road to 40 – part3”

Road to 40 – part2

1980-1989 the age of conscience


1980: The Police
nel mio quartiere si girava in bicicletta durante lunghi pomeriggi estivi e si finiva spesso a casa di un amico. lui era un super nerd in anticipo sui tempi, che mi riempiva di spiegoni sui fumetti e la musica elettronica e idee balzane per avere successo nella vita. a me interessavano i suoi dischi, soprattutto quelli di un gruppo che si chiamava la polizia, aveva un batterista fantastico e mischiava rock e reggae. circa. lui strimpellava un Bontempi cercando di seguire le linee melodiche dei brani. io cercavo di seguire Copeland, percuotendo con bacchette ricavate da un albero, ogni oggetto. piatti, bottiglie, sedie. eravamo una formazione disastrosa ma imparammo a memoria tutti i loro dischi, nonostante spesso il burbero e pancione padre di lui ci ordinava di smetterla con quel rumore. e tornavamo a gironzolare in bicicletta. lui poi si trasferì in cerca di fortuna nel campo dell’informatica. non ha trovato la fortuna, ha trovato però moglie. Continue reading “Road to 40 – part2”

Road to 40 – part1

1969-1979 the early days


1969: Led Zeppelin
mio padre ebbe il pensiero geniale di sbattere contro un muro. in macchina. nel sedile del passeggero mia madre urlò. nella panciona della mamma, io scivolai un bel po’ e sbucai nel mondo nel ’69 anzichè nell’anno previsto. c’erano gruppi stupendi che avrei conosciuto anni dopo, che avevano capelli meravigliosi e facevano la storia della musica. un viaggio, partito sul tumblr, di ricordi in musica per arrivare ai miei quarant’anni.
(una roba lunga, divisa in quattro capitoli e ovviamente molto personale con ricordi che sono legati alle canzoni indicate e non all’anno di pubblicazione per motivi anagrafici – a due anni non ascoltavo altro che i miei pianti – o diciamo, sentimentali) Continue reading “Road to 40 – part1”

chiudi le finestre che fuori…

Stamattina ho acceso presto il mezzo perchè mi serviva la nuova puntata di community.
Già che c’ero per colazione mi son letto un paio di post illuminati, ben scritti e circostanziati nelle argomentazioni, su come sia giusto (o sbagliato) partecipare a una manifestazione a roma oggi contro il silvietto nazionale.
Poi sono uscito e son andato a prendere un caffè. Mentre aspettavo, ho avuto il disonore di origliare una conversazione fra una sessantenne e una cinquantenne nel tavolino alle mie spalle. Parlavano di negri che vanno negli uffici del comune e gli danno tutto e di come loro non avessero mai chiesto niente anche perchè se l’avessero chiesto non avrebbero ottenuto niente. Tutto condito con altri negri male buuh sciò.
Concetti primitivi senza alcun supporto se non qualche diceria di paesello, di gente già morta dentro ma che vota. Eccome se vota. A occhi chiusi di paura dei negri.
Poi sono tornato a casa, ho letto i pregiudizi cinematografici che ieri non avevo fatto in tempo. Avevo fatto in tempo però a parlare con due amici pure loro con l’abitudine di tumblr e cosette web assortite e ci eravamo convinti di andare con allegria ed entusiasmo a vedere “Moon“. Film che, come riportano i “pregiudizi”, è uscito in cinque sale in tutta la penisola.
Cinque. Sale.
Non so, forse avevano paura che la gente si confondesse e andasse a vedere quello anzichè quell’altro film con la parolina moon nel titolo.
Al cinema del mio paesello danno il film col tizio di zelig, così come in altre quattrocento circa sale sparse nella penisola.
Zelig (ancora?). Quattrocento. Sale.
Quindi? Niente, volevo solo scrivere, come per scacciare il pensiero. che il bello di stare qui dentro è che a volte, anche troppo spesso, pare proprio di vivere su un altro pianeta. Ed è anche proprio bello perchè si ha la sensazione, anche troppo spesso bis, di essere giusti e nel giusto di vedere le cose giuste nel modo giusto.
Però oggi pomeriggio esco che sarà un brutto mondo fuori but deal with it.