(serata degli Oscar domenica notte. serata importante per il business, il gossip sul red carpet, le foto da mettere sul tumblr, le chiacchiere e i ‘secondo me era meglio questo’. in anticipo, due cose due sulla manciata di film visti nell’ultimo periodo in lizza per molti premi. all’appello manca ‘The Fighter’. contiene improbabili e personali previsioni di vincitori e qualche spoiler, quindi…via!)
Pas de bourrée e specchi
Un film con una trama già nota, semplicissima e addirittura spiegata dopo cinque minuti che però riesce con la forza di interpretazioni eccellenti, telecamere addosso e al contempo mobilissime, montaggio teso e scattante abbinato a un pizzico(re) di paura, a trascinare lo spettatore nel gorgo di un incubo teso a una perfezione forse irraggiungibile. Opera criticabile ma affascinante nella sua semplicità di trama e costruzione, abbinata alla complessità dei temi che fra un’immagine allo specchio e il suo contrario riesce a toccare. Inoltre un film che mi fa quasi soffrire fisicamente e tenere le dita conficcate nella poltrona per me è notevole. Aronofski molto bravo, in un altro affresco di fisicità, solitudine e sofferenza. Ballerine, lottatori, what’s next? Natalie Portman for the Oscar win, secca.
Can’t do nothing for you son
L’eleganza narrativa e paesaggistica dei Coen prende la forma di un vecchio pistolero che puzza di whiskey da due soldi mentre parla con un grosso pezzo di tabacco in bocca (e nella versione originale non si capisce niente) e una ragazzina che chiede vendetta ha la lingua sciolta e sa rollare sigarette alla velocità con cui lui arma le sue pistole.
Film prezioso con epilogo poetico e rivelatore di come il western sia un genere finito, anche se, a saperlo fare, ha ancora fascino, forza visiva, potenzialità e pure carisma. Cast eccellente, da notare i cattivi che appaiono poco ma sono notevoli e la ragazzina con le trecce, davvero brava. Fuck yeah Jeff Bridges che ha vinto l’anno scorso e non farà (ahinoi?) il bis, si tifa per migliore attrice (non) protagonista. Alla fine non vincerà nessun premio se non quelli già assegnati da tempo di ‘Frase dell’anno‘ ‘Pistole dell’anno‘ ‘New actress‘.
Non svenire, dude
Settantacinque minuti dentro a un canyon sono lunghi, duri, sporchi di polvere e con una gran sete che provoca naturali ricerche di altre risorse liquide. Lui come noto si salva, ci rimette un braccio, ci guadagna una vita. Tutto vero, masso grosso e gola nel canyon inclusi. E tutto in due metri, motivo claustrofobico per cui si perdona ampiamente un po’ di retorica di ricordi resi vividi dal dolore e visioni cariche di probabili rimpianti. Boyle riesce comunque ad essere pop e colorato, divertendosi con micro camere e split screen a manetta. Fuck yeah James Franco e dieci minuti in meno era meglio. E, che male, cazzo. Nessuna statuetta, mentre l’uomo presenterà e si imbarazzerà durante la premiazione per il miglior attore.
Indiesnoblesbochic (ma non è il punto)
Due stupende attrici che rivaleggiano in bravura in una commedia che sfiora il dramma, fra problemi familiari, ragazzi che crescono, padri che ritornano. Inizia con tutti i crismi della commedia indipendente e snobbona. California, coppia gay, vini pregiati, cibi biologici, musicarella indie, il tutto a grandissimo rischio ‘clichè, ehmbè?‘ per poi finire a parlare un linguaggio universale di comprensione e perdono all’interno dei meandri relazionali di una coppia, il tutto espresso con grazia e stile, fin troppo forse. Nessuna statuetta, un applauso alla regista e sceneggiarice. Dopo quasi un anno uscirà nei cinema italici col bollino ‘nominato‘ e ‘candidato‘. Si prevedono polemiche pretestuose, forse della chiesa che guarderà il dito lesbo e non vedrà la luna, bella grande e amorevole, che indica.
You can’t f-f-f-f-uck with HRM
Filmone storico con il bollino ‘andiamo al Goldwin Theater e facciamo incetta di premi‘. Premi già vinti ovunque peraltro. Un film che necessita visione in lingua originale ma non è un paese per giovani disposti all’immane sacrificio della lettura dei sottotitoli, che narra di balbuzie di corte e insegnamenti vari. Come essere a teatro, si gode di battute argute, attori in stato di grazia, interni sontuosi, una scena nella nebbiolina della Londra e della corte di un tempo, che mi è rimasta impressa e poi qui ci si sdilinquisce per, quasi, ogni cosa in costume e british accent, quindi si è dannatamente di parte, Sir. Tifo sfrenato per my man Geoffrey Rush nella impari sfida contro Batman, Colin si farà altre foto nella zona vincitori, sicura la sceneggiatura originale e grande testa a testa con ‘The social network‘ per miglior film e regia.
Previsione: ‘TSN’ dopo avere ovviamente vinto per la sceneggiatura non originale, accelera in modernità e figaggine, superando Re Giorgio in curva e pappandosi entrambi gli oscar.