Un candidato al senato incontra casualmente la donna della sua vita. E’ bellissima, ha una bottiglia in mano e gira scalza. Poco dopo incontra gli uomini che cercano di guidare la sua vita. Sono vestiti come se fossero usciti da Mad Men con Roger Sterling al comando e bei cappelli in testa, consultano un’agenda rilegata in pelle, aprono porte e compiono il proprio dovere che è quello di fare rispettare il piano. Un piano scritto da un ‘superiore’. Un piano a cui il nostro politico cercherà di sottrarsi.
E’ un film curioso ‘The Adjustment Bureau‘ (la traduzione italica era impegnativa però ‘I guardiani del destino’ è brutto).
Pone domande importanti e impegnative sul libero arbitrio, sul destino, sul caso e sulla necessità di compiere scelte giuste. Domande che restano però sospese, vaganti, come un ornamento intellettuale al corpus della vicenda.
Che è semplicemente, una romanticosissima storia di un amore legato ai giochi del caso, alle linee del destino, ai signori col cappello.
Il film è costruito intorno alla danza di sentimenti e aspettative dei due protagonisti, il sempre bravo Matt Damon (giudizio di parte, è un mio uomo fin dai tempi delle equazioni complicate) e la schifosamente bellissima Emily Blunt.
Una specie di thriller sci-fi con aspirazioni mistiche compresivo di bonus amoroso o una storia romantica con l’adrenalina dentro e le domande grosse. Un gigante d’argilla che potrebbe crollare da un momento all’altro sotto al peso del suo stesso racconto, pieno di cose. E invece rimane miracolosamente in piedi, grazie alla bella alchimia fra i due attori principali e alla leggerezza che a volte diventa ingenuità con cui la storia si svolge.
E’ palesemente imperfetto, attaccabile in più punti, ha perfino momenti che potrebbero sfociare nel LOL eppure sono uscito dal cinema apprezzando il mash-up di generi, la buona recitazione del cast intero, i completi bellissimi dei ‘guardiani’ e pure sospirando un po’ per un paio di scene coi cuoricini intorno. Ovviamente, sconsigliato a chi ha il romanticismo sotto i piedi e a chi storce il naso quando si parla di…guardiani.
(note sparse, un mezzo spoiler che mi son sforzato di metterne pochi però mi sa che non mi vien bene non spoilerare nei post)
il film è ispirato a un racconto di Philip K.Dick;
all’esterno di un bar lozzo che appare nel film c’è una scritta fatta con un gessetto: ’24 hours a day, 24 beer in a case. Is this a coincidence?’. bella frase, forse anche giusta, volevo segnarmela;
le porte sono una magata e anche la ‘biblioteca’ ha un suo bel senso;
a proposito di traduzione dei titoli, in Spagna è ‘Destino Oculto’ (eheh) in Germania è ‘Der Plan’ (pratici).