novembre, playlist

 

 

At the movies

Spectre
James Bond, storico indossatore di eleganti completi in luoghi esotici per l’uomo che non deve chiedere mai, si produce nella ennesima avventura che lascia un po’ delusi questo giro, tanto quanto ‘Skyfall’ aveva gasato. Film con sapore molto vintage (e questo va bene) ma con uno script pigro, una storia con almeno un enorme ‘WTF’ e Bond girls da bocciare, visto la inebetita espressione ricca di involontario LOAL della Bellucci e lo scarso fattore ‘Bonazza’ della Syedoxu. Belli gli inseguimenti e direi la scena iniziale, ma peccato James, alla prossima.
Due e mezzo che alla fine un ‘Brioni’ lo vorrei pure io, dai.

Dio esiste e vive a Bruxelles
…e gioca sadicamente con le vite degli uomini che ha creato e con le donne con cui vive. La figlia, si ribella e scappa, non prima di avere inviato agli uomini la loro data di scadenza. Panico sulla terra, dove la nuova ‘unta’ dal Signore, cercherà nuovi apostoli per provare a scrivere un nuovo-nuovo testamento. Inizio folgorante, qualche pausa, una esagerazione sbagliata (il ‘partner’ della Deneuve) per una bella commedia, molto femminista, un po’ sgangherata, fra grosse domande in sottofondo, un vario immaginario sognante à la Gondry in purezza, l’iscrizione del film al ‘team romance’, che tanto si sa che solo l’amore può salvarci. Ottimo cast, in primis, un dio che è uno spettacolo di sbagli e cinismo. A me è piaciuto, purtroppo resterà in qualche sala d’essai per una settimana e sparirà come un miraggio.
Tre stelle e mezzo con bonus di amen.

 

Sul divano

La commedia dell’anno, che non è solo una commedia, gira intorno alla faccia pazzerella e alle battute intelligenti di Aziz Anzari, fra relazioni, razza e genere.
Imperdibile.

Man Up
Finalmente una romantic comedy come si deve, con belle battute, attori giusti (ciao, Lake Bell, ti avevo perso, ben ritrovata) e romanticismo in gran spolvero. Non è prevista ancora l’uscita italiana, eh oh.

 

Cinque canzoni in cuffia

Floating Points – Silhouettes (I, II & III)
una suite di dieci minuti fra elettronica e jazz, un gioiellino, una carezza da riascoltare in loop.

Missy Elliott – WTF (Where They From)
ho sempre avuto un debole per la voce della Missy e per i suoi ritmi. rieccola e, a parte gli urletti di prezzemolino Pharrell, un pezzone per muovere il culone.

Beach Slang – Bad Art & Weirdo Ideas
Citare Pitchfork: “the title is ‘The Things We Do to Find People Who Feel Like Us’, which sums it all up: some people get drunk and unite with other weirdos to listen to rock music as loud as possible because for them there’s no better way to feel young and alive”. Ecco, I don’t get drunk anymore but I like to listen to some rock songs in my rooms or by drivin’ in these cold days. Headbangin’ and stuff. Kinda ‘Japandroids’, but a very good album.

Jamie Woon – Celebration
sto tizio a me è piaciuto fin da subito, se non sbaglio il genere, tutto soffusioni e ritmi catchy, viene definito ‘nu soul’, ci sto. disco bellino, pezzo fighissimo.

Martin Courtney – Airport Bar
Ricordate i Real Estate? Ecco, stessa roba. Chitarrine carezzevoli, un bel mood di allegria composta e consapevolezza che ci sono giorni che basta una bella canzone in loop per avere un sorrisino stampato da qualche parte.

 

Sul comodino

 

Jonathan Miles – ‘Scarti’
Candidato a libro dell’anno. La storia di gente che rovista nella spazzatura per vivere, che ricicla la propria vita alla ricerca di nuove emozioni, nascondendo cose che non si possono nascondere, recuperando ricordi, mettendo all’asta il passato che spesso è ingombrante, come il presente è imperfetto, ma c’è un futuro da ricostruire, forse riciclare, con la speranza che ci sia speranza e una sorta di salvezza.
Una scrittura ricca per 572 pagine di racconto corale, narrativa minima con sguardo ai massimi sistemi, in un libro ambizioso, potente, godibile, affascinante, emozionante.
Cinque stelle? Probabile, straconsigliato.

Gabriele Romagnoli – ‘Solo bagaglio a mano’ 
Al confine fra il self help, con una metafora che accompagna il libro fin dal titolo, un consiglio per viaggiare e ‘vivere’ leggeri. Consiglio che io non ho capito se posso, o voglio, accettare, dato il numero di domande che mi son venute durante la lettura. Comunque, un breve, agile, abbastanza interessante, divertissement, vagamente filosofeggiante, con qualche spunto interessante e altre parti per me discutibili.
Due stelle e mezzo, ma anche tre, dipende da quanto sei ‘leggero’. E comunque in Corea ti fanno il funerale mentre sei vivo, così per prepararti, spiritualmente.

 

 

l’odio, spiegato ai vostri figli (una domanda)

2015-11-gde-image-attentatsTutti noi ricordiamo esattamente dov’eravamo l’undici settembre 2001 mentre il mondo cambiava per sempre. Tutti tranne i vostri figli. Vostri perché io non ne ho avuti.
Dopo l’orribile serie di attentati di venerdì sera, ho letto molte invettive sui musulmani e l’islam tutto da parte di gente che ha figli.
Posto che il terrorismo è il male e che uccidere persone a caso in nome di un dio a un concerto rock è una cosa che va molto oltre la mia comprensione, volevo chiedervi una cosa che non capisco, una domanda che mi è rimbalzata in testa negli ultimi due giorni che in parte ho passato a leggere, a cercare di informarmi, a ricordarmi cos’è quest’Isis, a cercare un pezzo che dicesse tutto quello che andrebbe detto da chi comanda. (e alla fine l’ho trovato, è questo).
Ai vostri figli, che l’undici settembre erano un progetto, una speranza e che comunque non c’erano, cosa gli dite?
Veramente gli dite che TUTTI i musulmani sono cattivi e/o terroristi? Veramente gli dite che c’è una religione buona e una cattiva?
Veramente gli parlate di napalm da spargere su intere popolazioni, inclusi evidentemente i figli di quelle popolazioni, senza spiegargli gli effetti che il napalm fa?
In Francia un giornale per bambini ha pubblicato due pagine per spiegare loro quanto è accaduto. Il testo è in francese ma credo si capisca bene. ecco, avessi figli proverei a spiegargli le cose così come sono scritte nel link.
Mi posso anche stupire di qualche amico che armato di tastiera fa il vendicativo sui social, soprattutto FB che spesso si trasforma in un bar dei cattivi pensieri, però mi chiedo se uno di questi genitori, che hanno digitato odio verso l’islam intero senza alcuna distinzione, condiviso pensieri di sciacalli prestati alla politica, invocato vendette e punizioni epocali, si prende (me lo auguro), il tempo, la voglia, oserei la necessità di spiegare al figlio/a (diciamo dai cinque ai dodici anni?) cosa sta succedendo.
Quando mi chiedo come andrà il mondo (sì, a volte mi faccio domande enormi) a volte mi scopro cinico ma altrettante volte sono anche speranzoso e spesso recupero l’immagine di quattro bimbi che vanno a scuola insieme. Li vedo a volte quando parto per il lavoro. Vanno a piedi, uno è bianco, due hanno la pelle nera e uno è figlio di muslim.
Ridono, a volte son seri e freddolosi e van via sempre insieme.
Sono un ‘buonista’? questa magica parolina inventata da guerrafondai con ideali ferrei (sì, me lo ricordo benissimo il memoriale della Fallaci sul corrierone dopo gli attacchi del 9/11, mi lasciò stupito allora, figurati adesso, dopo aver visto cosa ha portato la ‘dottrina’ Bush dopo quegli attacchi). Comunque, sarò buonista, chissenefrega, però mi piace pensare che l’immagine di questi bambini di pelle e razza diversa, nati sicuramente in Italia, sia una immagine positiva per il  futuro.
Ecco, noi che abbiamo 35/45 anni abbiamo vissuto in una società diversa, oggi è tutto cambiato, la parola multietnica è nota a tutti no? Ecco, la mia domanda rimane, una domanda forse retorica di cui credo di sapere la risposta, ma poi mi dico, magari la risposta non la so, magari è diversa. Come spiegate ai vostri figli, l’odio di chi spara a un concerto? Instillando altro odio? Non avete paura di voi stessi? Non vi chiedete che mondo lasciamo? Io, come detto, figli non ne ho, quindi, riporrei le mie speranze per il futuro nei vostri e quindi, pensa, mi tocca scrivere un post…

(un altro post da leggere, ve lo lascio qua)

bomber Kamasi

IMG_6568(Kamasi Washington,
Locomotiv club, 09/11/2015)

Bomber Kamasi si presenta con un camicione /giacca che sembra di lana, sfidando la morsa di calore che lo stringe fra le luci del palco e l’abbraccio di attesa dei fan accalcati sotto il palco. In testa ha un berretto a righe colorate giamaican style, che gli copre i capelloni afro che sfoggia con orgoglio e faccia seria sulla copertina del suo disco.
‘The Epic’, un triplo album jazz che ha avvicinato all’ascolto di questo ‘genere’ gente che solitamente non bazzica spazzole, tempi dispari e strumenti a fiato. Colpa di Pitchfork ma anche della sorprendente bellezza e freschezza di un disco sinceramente clamoroso, che parte dal cosmic jazz, si ferma a fare un giusto tributo a Coltrane e altri mostri sacri, viene innervato di funk, influenze black, percussioni, una scrittura torrenziale ma sicura e calorosa, arrivando ad essere indicato come uno dei probabili dischi dell’anno.
Bomber Kamasi ha lo sguardo tranquillo, rilassato, sicuro, come se da Inglewood a Bologna, fossero due passi, mentre soffia nel suo sax accompagnando la prima, incantevole, melodia della serata. Dietro di lui, due batteristi uno meglio dell’altro, un treno di percussioni che non si ferma quasi mai, che suona in combo ma anche in pastosi e pestosi assoli che arricchiscono il ritmo di spessore e di energia, un bassista che in due momenti regalerà suoni spettacolari dal suo strumento, un trombone, suo padre che ogni tanto arriva sul palco con il suo flauto, una cantante che agitale braccia come flessuosi rami al vento della musica e un tastierista. Prima la band ci travolge e poi ci accarezza. ‘Purtroppo’, il tastierista, ‘professor boogie’, come lo chiama bomber Kamasi, si prende molto spazio musicale e il concerto diventa una festona funk, le grasse botte delle tastiere alzano la caciara, fanno agitare le teste, spostano il jazz a lato, in una festa ritmica con digressioni quasi prog, sempre però senza perdere lo spirito impro che avvolge i pochi ma lunghissimi, brani del set.
Bomber Kamasi racconta qualche storiella fra un brano e l’altro, presenta la band, chiude il set emozionando fino in fondo. E’ tardissimo, perché la mania di iniziare i concerti a ore matte, non accenna a diminuire. Per me doveva essere più jazz, ma va bene così. Un concerto bellissimo, sicuramente non così innovativo, suonato da dio (il doppio assolo di batteria è stata una cosa letteralmente devastante) con gusto e classe da musicisti abilissimi.
La cosa più bella però la regala il finale. Dalla mia altezza, avevo già notato il signore piuttosto anzianotto, più vicino ai settanta che ai sessanta, con occhiali con un cordino marrone davanti a uno sguardo serio e attento, un gilet di lana che non so come abbia fatto a non sciogliersi, che alla fine del bis, aveva gli occhi fissi sul palco e un sorriso che gli stava montando sopra alla probabile dentiera che però non è esploso, forse per mantenere un certo aplomb, in mezzo ad altri signori di mezza età e ragazzotti incantati come la signorina alle mie spalle, che pareva essere da sola, che mi ha guardato alla fine con un sorriso enorme, che le scopriva le gengive che pure loro sembravano tremolare dalla gioia di avere visto un grande show, e gli occhi che sembravano dirmi ‘Fantastico, vero?’. Ho provato a risponderle sì, con un cenno del capo, mentre bomber Kamasi apparentemente freschissimo, salutava per poi sparire dietro la tenda del palco. Non fosse stato tardissimo li avrei invitati a bere qualcosa, il signore e la ragazzina, perché questo post l’avrebbero dovuto scrivere loro.

(se clicchi forte qua, scopri la musica di bomber Kamasi, se non lo conoscete) 

ottobre, playlist

At the movies

Straight outta Compton
Fuck tha police, ne ho già scritto qua, ma dopo settimane, solo due stelle e mezzo.

The Martian
(che il titolo, ‘Il sopravvissuto’ è brutto)
Una specie di clinic su come fare un blockbuster di successo. Attori di nome, qualche idea di regia, una storia ben costruita, paesaggioni, un filo di suspence, un po’ di cuori per jessica, matt damon bravo e sempre nel nostro team. Due ore e mezzo (sti film durano un filino troppo però eh, studios, sappiatelo) di ottimo entertainment. Astenersi fan della correttezza scientifica applicata ai filmz. Tre stelline, quasi quattro.

Suburra
C’è una Roma piovosa come non mai, il mare d’inverno, opulenti ville dietro condomini di periferia, musica degli m83 per tutto il film. C’è violenza, disperazione, un senso di vendetta feroce, pitbull a due zampe, gerarchie che si spostano, morale in vendita. Un film che va dritto in quel filone che racconta storie criminose con finestra sull’Italia di oggi, con personaggi che rasentano le macchiette, ma con un visione d’insieme potente che lo rende teso, avvincente e disperato. Regista bravissimo, la scena della sparatoria al supermercato è una di quelle che fino a poco fa si vedevano solo in film americani (sarebbe un discorso più ampio, magari un’altra volta) un Amendola gelido e bravissimo, bene tutti gli altri. Qualche difetto (musica, ciao M83, a volte invasiva, piccole cosette ma nulla di grave), però da vedere, quattro stelle e pallottole in testa.
(ma, c’è anche chi dice NO e chi scrive cose che personalmente stra condivido)

The Walk
Mani sudate, camminare su fili, ultimi tre passi, non guardare giù, ma anche sì, paura dell’altezza, puccismo, amiconi, sogni da inseguire, fili da tendere, spinta anarchica, sbirrofobia, l’arte, metterla da parte, farne un bel film, emozionante, tecnicamente una bomba, pieno di metaforoni e una certa suspence, anche se la storia dell’equilibrista sulle torri gemelle, si sapeva, era già stata narrata, un po’ anche, ne approfitto, in un libro clamoroso che è questo.
Tre stelle e mezza in equilibrio.

Crimson Peak
Come ha detto un amico, un film fatto per soddisfare la lobby dei costumisti e degli scenografi. Lascia perdere. A meno che tu non sia fan del gotico ACASO. Film è fatto bene, scenografie splendide, ma non emoziona, non appassiona, non spaventa, un feuilleton dell’ottocento in salsa gotica con poca sostanza. nemmeno i giusti cuori per jessica, lo salvano da una bocciatura da una stella e mezzo.

 

 

Sul divano

bombazza imperdibile per disagiati, un thriller diciamo psicologico-cospirazionista (eeh?!?!) con grosse iniezioni di figaggine, paranoie, complottismo. girato con una visione straordinariamente fresca (video esplicativo, che a scriverlo si perde l’essenza del come è stato girato), serie clamorosa.
(un bel pezzo che spiega, anche con riferimenti ‘alti’, cosa dice la serie, lo trovi qua)

 

 

Cinque canzoni in cuffia
(che sto mese però sono quattro perché si vede che non son stato attento)

Deerhunter – Breaker
Non dovrebbero aver bisogno di presentazioni i Deerhunter, bella canzone e pure un buon album, molto ascoltato nelle ultime settimane.

Beach House – Majorette 
Pezzo dreamy, da ascoltare davanti al mare d’inverno e uscirne gasati.

Eleanor Friedberger – False Alphabet City 
La Eleanor piace dai tempi dei Fiery Furnaces. Qua con un pezzo da ascoltare al mattino appena accendi la macchina per il giusto start.

Majical Cloudz – Downtown
pezzone per il team romance.

 

Sul comodino

 

Le fragili attese – Mattia Signorini
Fossi ricco e produttore cinematografico, comprerei i diritti di questo libro e ne farei un film coi lacrimoni dentro e tanta gioia fuori. Una pensione che è un microcosmo costruito sui sensi di colpa, vicende che si sfiorano, personaggi pennellati in momenti di trasformazione, veramente bello, mentre scrivo mi vien voglia di riaprirne qualche pagina a caso.
Quattro stelle e mezzo che con bonus di commozione diventano cinque.

I vacanzieri – Emma Straub 
Un romanzo da spiaggia. Certamente, perché è ambientato vicino a una spiaggia. Godibile, divertente ma non banale, mentre racconta la storia di una famiglia che in due settimane di vacanza scoprirà cose sull’essere famiglia. Tre stelle e mezzo, ma forse quattro, mentre sogni una piscina a Maiorca.