“…in the ocean of yellow sand, in the Sahara land…”
Nel paesello certi riti di ‘aggregazione collettiva’ arrivano in ritardo.
Alla periferia della periferia dell’impero siamo arrivati in ritardissimo su riti sociali come l’aperitivo lungo e ieri sera siamo approdati alla notte bianca. Fiducia massima in wikipedia e si scopre che la prima notte bianca italica è datata Roma, 2003. Quindi dopo sette anni e molte notti dove si è fatta più o meno l’alba (anche se nel 2003 c’erano meno restrizioni alcooliche) l’evento (ogni cosa ormai è un evento ma non vorrei uscire dal seminato o dal punto del post) dopo essere arrivato nel capoluogo e in altri paeselli, mi arriva sotto casa.
Un altro evento che da qualche anno spunta nell’affollato calendario delle notti d’estate delle province su cui mi affaccio, sono le serate organizzate, separatamente, da una coppia di radio basate sulla nostalgia e la ripetizione dei tormentoni datati ottanta/novanta. Le radio (e le serate che organizzano) pescano da un serbatoio di ascoltatori/spettatori enorme e transgenerazionale. Chi c’era e ricorda, chi non c’era ma li ha sfiorati, chi non c’era ma non ne puo’ fare a meno, di certa musica o certe serate. Insomma, gli ottanta e i novanta non finiranno mai.
Quindi, l’evento nell’evento. La notte bianca con bonus di concerto anni ottanta.
Le ‘star’ della serata: Tracy ‘corri da me‘ Spencer e, rullo di tamburi, Sandy Marton.
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