Dear Michael B.,

transformers 2 locandinaCaro Michael Bay,

ieri sera sono andato al cinema che era l’ultima sera che proiettavano “Adventureland”, quel piccolo film diretto dal tuo collega Greg Mottola. Probabilmente non sai nemmeno chi è perchè sicuramente lui non fa parte della tua schiera di amici o semplicemente perchè il buon Greg non fa film con effetti speciali e quindi di cosa parlereste? Voglio dire, lui potrebbe dirti come si fa a scrivere un film basandosi sui propri ricordi di gioventù e di come si dirigono gli attori, forse. Tu risponderesti “Boom” e “Kaboom” ma non è questo il punto della mia missiva. Il punto è che dopo avere visto il film, era presto, non avevo sonno che avevo dormicchiato un po’ tutto il giorno visto che sono in ferie, e mi sono detto “ma dai che mi vado a vedere transformers, il film peggio criticato online degli ultimi anni”. Oh, Michael hai preso una stella da tutti eh, allora ero curioso (e pure un po’ masochista, mi sa). Te poi te ne freghi giustamente e, mentre scrivo, te ne starai a bordo piscina nella tua villona a Malibu o da quelle parti lì, a prendere il sole sorseggiando un super drink o a leggere tre righe di un soggetto pensando all’equazione “tot.personaggi=tot.esplosioni” per il tuo prossimo blockbuster.
Però io volevo dirti una cosa. Hai rotto il cazzo.
No, davvero. Se il primo film dei robottoni era anche accettabile, questo è terribile, rasenta, se il discorso avesse senso, l’insulto all’intelligenza dello spettatore medio, a cui, ora che ci penso, forse non si rivolge. Quindi hai sempre ragione tu e la tua villona.
Il tuo film si riassume così: muscoli senza cervello. Continue reading “Dear Michael B.,”

Nerdoni da abbracciare

adventureland_poster“Adventureland” è un piccolo, delizioso, puccioso film, pieno di perdenti micidiali e nerd adorabili. Tanto che il rischio è che diventino macchietta di se stessi non fosse che tutto il film è pensato girato e interpretato con leggerezza ma con notevole partecipazione dal gruppo di giovani attori e soprattutto con una genuinità d’intenti che fa sorridere e apprezzare il tutto.
Oppure sono io che mi trovo perfettamente a mio agio con i caratteri dei personaggi, le prime esperienze con droghe e alcool, le cazziate dei genitori, un futuro in una piccola città che non pare possa offrire molto, soprattutto l’imbranataggine con le donne e le difficoltà nei primi passi della vita relazionale, diciamo “adulta”. Tutto affogato in una ricchissima colonna sonora che è come una protagonista del film oltre che un impagabile tuffo nella memoria.
Appunto, nel 1987, anno in cui si svolge la storia, io avevo 18 anni, quindi rientro in pieno nel mood “do you remember” di cui il film è pervaso. La storia è quella di James, imbranato intellettuale romantico col sogno di diventare giornalista e il problema di essere vergine, alle prese coi dissesti finanziari della famiglia che lo portano, anziché al viaggio in Europa per festeggiare il diploma, a lavorare nel parco giochi della nuova triste cittadina, dove farà i conti con l’amore, l’amicizia e un lavoro noioso e mal pagato.
Unica pecca del film, il finale, troppo confortante e soprattutto troppo indulgente. Gli happy ending vanno bene ma avrei preferito e forse era più logico, vedere James forgiato dall’avventurosa estate e pronto per andare alla conquista del mondo. Per il resto, molto bene, si partecipa, si sorride e a volte si sospira pure un po’. Recuperatelo in dvd quando esce, mi raccomando. Applausi per il super nerd che legge letteratura russa e fuma la pipa, una esagerazione di uno stereotipo, ma meraviglioso.
E comunque negli ottanta, avevamo look spaventosi, davvero. E “Rock me amadeus” era una schifezza, davvero.

(Adventureland: trailer)

Fringe, il mio recap (parte due)

fringeSeconda parte del recap della prima stagione di Fringe.
Al termine della maratona
lenzuolata, personali considerazioni sul serial.
Via:

ep12 (the no-brainer)
la puntata inutile del programma che uccide e di una madre per walter.
un ragazzo davanti a un pc fa un clic e resta ipnotizzato da un video che gli fonde il cervello. letteralmente. stessa cosa accade a un venditore di auto (del quale non verrà spiegato il collegamento con l’assassino) e poi a un appassionato di borsa. anche la nipote di olivia rischia il frizza-cervello ma la scampa. il supervisore della squadra apparso nell’episodio precedente annoia ancora cerando di rompere le palle a olivia che se ne frega, trova il collegamento e pure l’assassino. nel frattempo la mamma della ragazza morta durante l’incidente nel laboratorio di walter anni prima torna per parlare col doc. peter cerca di evitare l’incontro, olivia lo convince a permetterlo, peter ringrazia olivia. episodio noioso e inutilissimo. devono sparire adesso: il revisore, la sorella e la nipote. sciò.
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Fringe, il mio recap (parte uno)

fringe02Avendo due weekend di tempo libero, voglia di cazzeggio con le amate serie tivù e poca voglia di socialità, cosa meglio di ricordarsi di avere nel cassetto la stagione completa di “Fringe”? Visione rimandata da mesi ma sempre caldeggiata da una socia della serial-addiction. Del prodottone uscito dalla JJ Abrams factory, avevo visto il pilot, non mi aveva convinto, era autunno c’era troppa roba da vedere, avevo desistito.
Ora, ecco qua, al termine di ogni episodio, ho scritto in maniera rapida, molto personale e irrispettosa per chi prende troppo sul serio questo serial, un riassunto delle puntate della prima stagione. Qui, la prima parte. La lettura, lunghina, è riservata a chi ha visto la serie, chi non la vuole vedere ma è curioso di sapere cosa succede (quasi nessuno, direi) e pochi altri miei personali fan (ergo, tu e tu). La seconda parte, a breve.

Pronti? Via. Continue reading “Fringe, il mio recap (parte uno)”