Luglio, playlist

 

Al cinema

 

Star Trek-Beyond
Dopo più di un mese, grazie alla super offerta cinematografica estiva, si torna a vedere un film in sala per il terzo episodio del reboot con Kirk e Spock. Il migliore dei tre, con almeno due scene wow e vario divertimento. Come sempre, quando smetteranno di doppiare i film, sarò troppo vecchio.

Sul divano

 

Stranger Things
In un buco spazio temporale si infila questa serie di otto puntate che catapulta noi nati nei settanta in un mondo fatto a nostra immagine e somiglianza che mescola i teenager movies coi nerd e i bulli e le storie di mostri, l’amicizia e le paure. Funziona benissimo, puro godimento con personaggi da amare subito e una ragazzina da premio Emmy.
Da vedere, anche se ormai l’han visto tutti, bene così.

Orange is the new black
La stagione più politicizzata della serie e anche quella meno comedy e più drama. Sempre un piacere intelligente.

Marcella
per rinfrescarmi gli occhi dai trentacinque gradi fuori, ho visto questa serie (sempre su Netflix, che questo mese si è guadagnata l’abbonamento) con un bel puzzle di personaggi che ruotano intorno alla caccia al classico killer. Ottima lei, bene il resto, in una Londra classicamente uggiosa e dove secondo me si entra nelle case con una semplicità disarmante.

 

 

Cinque canzoni in cuffia

 

Maxwell – BlackSUMMERS’night
l’ottimo ritorno di un grande R&B singer. Non saprei sceglierne una da questo che è l’album del limonare estivo, lo ascolti finché c’è, qui.

Badbadnotgood – IV
non ho voglia di cercare la recensione ma da qualche parte ho letto che i BBNG sono una band che suona a livello superiore (vero) ma a quel livello sta nella media. Può essere, se sei una band che piazza una canzone assurdamente bella come questa e almeno altre due da applausi, per il resto del disco puoi fare quello che vuoi che io sono a posto.

Bruce Brubaker – Glass Piano
Brubaker è un pianista americano che si cimenta nella riproposizione di un disco famoso per quelli a cui piacciono i dischi di piano solo. ‘Solo piano’, appunto, di Philip Glass.
Glass l’ho visto una volta suonare e sono uscito dal teatro che avevo gli occhi sbarrati a causa dell’intensità della luce musicale che il compositore aveva irradiato. (e adesso che ci penso, avrebbe trovato posto nell’elenco dei 25 momenti live, vedi qua). Comunque il disco è eccelso, perfetto per agosto, per chiudersi in stanza buie aspettando l’inverno mentre fuori il sole spacca le pietre e il silenzio. (contiene: pezzo che concorre al premio ‘best romance piano‘ di sempre)

Marquis Hill – The Way We Play
era un po’ di tempo che non ascoltavo un disco jazz e lo trovavo immediatamente giusto, fresco, da heavy rotation. perfetto per un ascolto diverso sul lettino del mare. (questo pezzo, per dirne uno)

Wilco – If I Ever Was a Child
una delle mie band preferite, seguendo il mood ‘facciamo uscire dischi a sorpresa o a caso’, fa uscire un nuovo singolo e quindi va messo in lista. anche perché mi ricorda il bellissimo concerto di inizio luglio. solita bravura, con spazzole. e luglio è già finito? eh.

 

 

Sul comodino

Esiste una letteratura per le donne e una per gli uomini? Per dirla con l’accetta: Harmony e Hard-boiled al chilo?
Forse ci sono libri che le donne possono apprezzare più degli uomini, nel caso il romanzo di Ester Viola appartiene a questa categoria.
Arguto, borghese e napoletano, il libro segue le vicende amorose della protagonista Olivia (punti plus per il nome, punti minus che non se ne può più di citare quei tre quattro film – e ‘Sex & the City’ – che hanno formato generazioni di 30/40enni romantiche ma con l’ansia del cinismo) .
Mi ha incuriosito, non appassionato abbastanza, si legge che l’autrice ha un account twitter seguitissimo, le pagine sono pieni di frasi da 140 caratteri, ma è una lettura gradevole, non memorabile.
Quote da 140 caratteri, fra i tanti: ‘La disinvoltura più elegante di cui sarai capace nella vita la sprecherai con gli indesiderabili

Sloane Crosley – ‘Il fermaglio’
E’ possibile leggere due terzi di un libro senza appassionarsi a un personaggio, né alla storia, magari pensare ad altro mentre si legge, eppure andare avanti? Evidentemente sì. A volte ne vale la pena, che certe pagine schiudono magie inaspettate e ormai inattese, a volte no, che certe pagine sono piccole gemme ma nel complesso non riesci ad essere soddisfatto. Scelgo la seconda, perché capita di non entrare in sintonia con la scrittura di un autore, proprio il modo di scrivere, la scelta delle parole o meglio, delle parole tradotte, e così via. La storia è un bell’incastro, mezzo mistero, mezza storia di amicizia. Dati gli ingredienti, provalo, se vuoi. Sotto l’ombrellone sta benissimo, direi.
Per me l’importante questo mese è avere ripreso un certo ritmo di lettura (bastano anche dieci pagine al giorno) che, repetita iuvant, leggere fa bene a tutto, al cuore, alla testa, ai passi. Secondo me.

 

IGgioie

Per il LOL e il giusto dominio dei gatti nell’internet, questo profilo di gatti che dormono dentro a negozi, favoloso: bodegacats.

 

E’ tutto, fate un bell’agosto (l’anno scorso ho scritto questo post con trenta mie “cose belle” IN agosto, qualcuno scriva le sue quest’anno, dai…)

 

 

 

venticinque, live

 

Qualche giorno fa guidando verso casa dopo un concerto infrasettimanale pensavo la solita cosa che penso da qualche mese. Che sono troppo… vecchio, via, per andare ai concerti infrasettimanali, con rientri alle tre ed occhi crepati il mattino seguente quando lo schermo del pc brilla di una luce feroce come il sonno perduto.
Inoltre, sempre qualche giorno fa, ho avuto una conversazione con ragazzi ventenni che si stupivano che io avessi visto certi concerti.
Così, mentre guidavo per tenermi sveglio, ho pensato a una cosa.

Hai presente i concerti? Bene. Secondo me la fruizione dei concerti è cambiata nel tempo. Oggi, l’importante è partecipare, la musica è passata in secondo piano. Si condivide sui social,  le persone dedicano molto tempo a fare video e selfie, parlano un sacco, a volte mi sembra che spesso importi più la presenza, l’evento in sé che la musica.
Essendo però di una generazione dove si andava ai concerti quasi solo per la musica, mi sono chiesto quali sono stati i momenti migliori di tutti i concerti visti, non i più bei concerti, così mentre guidavo, qualche giorno fa per tenermi sveglio, ho iniziato a stilare una lista dei ricordi memorabili, quelli che se ci penso riesco a vedermi esattamente ancora lì, in piedi o seduto, riesco a riprovare un’emozione precisa e in qualche modo speciale, sulla pelle, negli occhi, nelle orecchie.
Ecco quindi una lista di venti… cinque, che die… venti eran troppo pochi, momenti sotto a un palco che non dimenticherò mai.
Pronti?

1 – I Pearl Jam suonano ‘Black’. Candele sul palco, lacrime dure in mezzo alla platea sardinata del Forum.
2 – Bruce a San Siro. Inizia a piovere a secchiate, ci guardiamo in faccia e scattiamo avanti mentre c’è un fuggi fuggi generale, avanziamo di trenta metri in pochi secondi. Bagnati fradici, aspettiamo. Lui esce dopo qualche minuto con uno Stetson enorme e canta ‘Raining on a sunny day’. Epico.
3 – Gli Arcade Fire fanno ’No cars go’ nella piazza coi ciottoli. Sing-a-long maestoso e l’amico che non li conosceva che mi dice ‘Grazie per avermi portato’.
4 – Ancora Ferrara. Gli Arctic Monkeys al loro primo tour, attaccano ‘I bet you look good on the dancefloor’. Volano birre addosso in un pogo pacato ma bagnato.
5 – Sale sul palco Max Roach. Un settantenne in smoking e la sua batteria. Tutto qua, null’altro. Standing ovation per un’ora di incanto di percussioni.
6 – Brad Mehldau suona ‘Exit film’ in piano solo a Perugia. Capisco che ho fatto bene ad avvicinarmi al jazz.
7 – Tutto, ma proprio tutto, il set dei Pavement a Goteborg. Avere sempre avuto ragione sull’indie rock, avere la pelle d’oca perenne per quaranta minuti è sfiancante.
8 – I Portishead al Primavera Sound. Eravamo lontani dal palco ma era come se la voce di Beth avesse costruito una vela sopra di noi e sotto eravamo tutti incantati, innamorati, increduli di tanta bellezza ipnotica.
10 – I Beastie Boys scendono dal palco e attraversano la platea del Forum a cinque metri da noi. Lo svenire dall’adorazione.
11 – La prima mezz’ora del concerto di Wayne Shorter al Valli di Reggio Emilia, una lunghissima suite al centro della musica che ci lasciò in uno stato di ipnosi senza fiato.
12 – Partiamo per vedere Amy Winehouse, a Parma troviamo incidente in autostrada, usciamo, tutto bloccato, rientriamo, aspettiamo. Per recuperare il tempo perduto andiamo a sassata sulla tangenziale meneghina, un sorpasso di troppo e canniamo l’uscita giusta. Torniamo indietro, usciamo, troviamo lavori in corso in città, daichecelafacciamo, parcheggiamo lontanissimo, un sms ci avvisa che sta inziando i bis, corriamo, daicheciguardiamoalmenoibis, arriviamo davanti al locale e si aprono le porte per far uscire il publlico. Le nostre facce… forse sapevamo che purtroppo sarebbe stata l’ultima occasione, beviamo una birra, almeno.
(file under: le sfighe – e i countryboyz –  ai concerti).
13 – I Roots al Vox suonano davanti a quaranta persone. Vedere il futuro della musica nera e non saperlo o saperlo ma non realizzarlo.
14 – Ligabue, visto a ridosso di una transenna al palazzetto a Reggio Emilia, primi anni novanta, quando calzava i Frey ed era ben lontano dall’andare da Fazio. ‘Non è tempo per noi’ era ancora un inno intriso di ‘reggioemilianité’.
15 – Santana a Bologna chiude il set con una versione di ‘Oye como va’ che dura quindici minuti. In una fumana di hashish incredibile, le visioni di un aldilà fatto di magia e percussioni.
16 – Svenire (questa volta, one and only, letteralmente, perdendo conoscenza per cinque sei secondi) fuori dall’Estragon prima del concerto di Nas, visto poi da solo su un sgabello in fondo al locale, incollato al bar e bevendo tre coca-cola in fila per riprendermi.
17 – Sotto una cappa di umidità e nebbia, a maggio a Barcellona, ascolto in solitaria gli ‘Okkervil River’, a metà set accade uno di quei momenti perfetti in cui stai come un antico dio, ti senti pieno di potenza e non vorresti essere da nessun’altra parte. Mi volto e vedo il mare. Era il 2008.
18 – Inizia il concerto degli Iron Maiden. Due note ed energumeni capelluti e con t-shirt nere e puzzolenti scattano in massa, spingono lo spingibile. Volo venti metri avanti senza toccare i piedi per terra. Il mio amico che tre secondi prima mi era di fianco si ritrova a metri da me sulla destra. Ci salutiamo, ci vedremo a fine concerto.
19 – Al Way Out West Festival sono stanchissimo dopo una giornata di sole e musica, ciondolo la testa ipnotizzato dalla palla che gira sopra al palco mentre LCD Soundsystem fanno ballare tutti. Il mio spazio improvvisamente viene invaso da un gruppo di svedesi sbronzi marci, è un attimo e dopo è tutto un cantare a squarciagola ‘Were are my friends tonight’. Poi, mi dicono ‘We need a drink’ rispondo grazie e continuo a ballare da solo.
20 – FGTH: il primo concerto non si scorda mai (l’ho raccontato QUA)
21 – Bon Iver a Londra attacca ‘Skinny Love‘. Per poco non svengo dall’emozione.
22 – Jamiroquai al Vox, una calca e una bolgia assurda ma ballavamo tutti come ossessi.
23 – Gang Starr in un locale di Modena. Una specie di concerto segreto. Stare a cinque metri da Dj Premier in adorazione pura.
24 – I Grizzly Bear a Milano, probabilmente la band con più classe mai vista su un palco.
25 – Jeff Tweedy dei Wilco al termine del set a teatro a Ferrara, dice ‘Alzatevi’ manco fosse il messia. Un po’ lo è, Jeff Tweedy, un messia, scattiamo e voilà siamo a tre metri da uno degli uomini più fighi del mondo.

Poi capita ancora, fortunatamente, di andare a qualche concerto infrasettimanale. E stasera, che è lunedì, torno a vedere i Wilco.
E domani, se rifaccio la lista, magari la cambio.
Fatela anche voi, è divertente.

 

Update:
ovviamente me ne sono dimenticato uno, ma com’è stato possibile?:
The National a Ferrara e prodi appassionati decidono di fare una cosa bellissima per festeggiare la band, il concerto, noi stessi che ci gasiamo on-line da settimane. Una busta con disegni e testi per accompagnare quattro canzoni. Uno dei testi, onoratissimo, lo scrivo io, arrivo al castello e mi vien data la busta. Leggere il mio ‘nickname’ e poi sentire quella canzone è stata la cosa più da fan che abbia mai fatto. (grazie, Fabio)