Programma: il maestro eseguirà per voi un girotondo pianistico che parte dalle stanze con clavicembalo del millesettecento, si mescola a studi moderni, ripassa al romanticismo per pianoforte e qui si scontra con l’impressionismo plin plin mitteleuropeo. (si ringrazia sempre il comodo saggio che viene distribuito prima del concerto. Leggendo, si imparano le cose)
Un uomo solo, sul palco: ha i capelli riccioli, veste in nero integrale, la giacca ha i bottoni nascosti.
Avesse un clavicembalo anziché il solito nerissimo e scintillante ‘Steinway’ parrebbe trasportato dritto dalla metà del diciottesimo secolo. Il viso è una maschera immutabile di intensità. Solo lievi movimenti dei muscoli facciali oppure un sopracciglio inarcato, piccole ombre che attraversano l’espressione, ne mutano l’impassibilità.
Spara accenti potentissimi e incrocia le mani in passaggi funambolici. Nelle esecuzioni dopo l’intervallo, espira forte, ispirato dalla melodia vagamente tenebrosa, tanto che sembra avere un mantice dentro la gola che soffia quando cambia di passo o aumenta l’intensità del brano. Lo sento bene, sono a sette metri in linea d’aria, ai miei orecchi questi leggeri grugniti sembrano uno strumento aggiuntivo. Al termine riceve il tornado di applausi sul finale con sobrietà e compostezza.
Momento del nervoso: Suona un telefono in platea e un lampo d’INCAZZO appare sul volto del pianista.
La gente, guardando il palco: C’è il pianoforte e tutt’intorno il silenzio. Il pubblico è attento all’esecuzione e compie ogni movimento al rallentatore per non disturbare, perfino i respiri sembrano ovattati. Tutti hanno sulle gambe il libretto per seguire meglio l’alternanza di suoni barocchi e studi di frammenti melodici. La musica come strumento per innescare e stimolare la curiosità dello spettatore.
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