il mio isolamento, declinato in film (parte seconda)

La prima parte di questo resoconto dal mio divano si era chiusa a Pasqua.
Che giorno era Pasqua? Mah, un giorno, a caso, di questi giorni un po’ tutti uguali che ho passato fra tanta informazione, qualche telefonata (è stato bello riscoprire le telefonate lunghe, a raccontarsi poche cose, a mancarsi) un pizzico di scrittura e molti film, circa cinquanta film per una quarantena.
Dopo Pasqua (era il 12 Aprile, sembra siano passati tre mesi) si inizia ad avvertire nell’aria dominata dal cinguettare degli uccellini un senso di ribellione verso le misure restrittive. C’è voglia di uscire. Incappo per caso nell’intervista di un primario di pneumologia che dice ‘Calma regaz’ e mi chiudo in un sarcofago aspettando che venga a ripescarmi un vecchio amico (‘Indiana Jones e l’ultima crociata‘ forse il migliore della serie, sicuramente un film divertentissimo).
Si inizia a parlare di tracciamento. Si innalzano le bandiere dei liberisti a comando, in marcia contro la privacy lesa, anche se il dibattito è giusto e la visione di ‘Minority report‘ ne è ovvia conseguenza. E se sapessimo chi si infetterà, lo metteremmo in quarantena preventiva?
Sempre caldo è il tema del confronto con gli altri paesi. Si passa in scioltezza a lodare la Germania, tranne quando siede al consiglio europeo, all’avanguardismo sociale svedese, alla lungimiranza della Nuova Zelanda seppure questa sia in altro emisfero ma si prende tutto. Cosa fanno gli altri è una litania, nella confusione fra numeri e giorni e curve e plateau e riaperture, scelgo un film degli altri, per esempio, i francesi. Bé, fanno grandi piccoli colossal, noi li sappiamo fare? (‘The wolf call‘, sottomarino e allerta nucleare, antichi terrori ma film di bella tensione e solidità).

Scattano dibattiti in libertà. Qualcuno ha scritto che il Covid agisce come una livella sociale, tutti uguali di fronte alla malattia, eppure la visione di ‘Barry Lyndon‘ (stupendo) conferma l’ovvietà di come sia meglio diventare ricchi e vivere in un castello piuttosto che stretti in una tenda. Oppure c’è la questione se si debba privilegiare l’aspetto sanitario o quello economico nella scelta delle date di parziale riapertura e mentre nei laboratori si va a caccia di risposte, le teorie si moltiplicano, come in ‘Zodiac‘ classico di caccia all’uomo e teorie, sperando che il finale sia diverso, l’assassino dovrà essere catturato.
A proposito di potenti, uno ricco e potente ha detto che se ti inietti il disinfettante dopo sei a posto e anziché sminuire questa sciocchezzuola, bisognerebbe ricordarsela perché insomma, mica vero che tutti sono uguali e che uno vale uno, vero invece che un ignorante misogino può diventare capo dello stato e a me scatta il momento de ‘L’odio‘ (un film invecchiato un po’ male eppure sempre potente) ma lo scaccio subito andando a trovare un vecchio amico che mi ricorda che i presidenti degli US non sempre sono stati all’altezza (‘1997: fuga da NY‘).

Che poi in questo 2020 avevo deciso due cose: tornare in piscina con costanza da inizio marzo – certo, credo abbiano chiuso proprio quella settimana le piscine – e limonare il più possibile e stendiamo un velo pietoso. Un giorno però mi sono accorto che mi mancavano le donne, niente di particolare, anzi, proprio solo vederle in giro, guardare una scarpa, un vestito, un movimento con la mano sui capelli. Così mi butto su ‘Bombshell‘ che a parte le bellezze, è un buon (e nuovo di zecca!) film.
Qualche sera è rimasta buia nonostante le tante stelle in cielo e una luna brillante che è stato un vero peccato sprecare. Per rimediare  ho ripescato un paio di gioielli Pixar trovandomi a strofinarmi gli occhi con il carico di romance di ‘Up‘ e la madeleine di ‘Ratatouille‘.
Sono mancate anche le conversazioni sugli amorazzi, le storie, gli appuntamenti. Leggo che perfino Tinder sta fallendo rapidamente e per consolarsi resta un film romantico, letterario ma leggero e bello pastelloso (‘Emma.‘ pure questo un titolo nuovo) oppure la favola musicarella di ‘Begin again‘, un titolo che è tutto un programma.

Fra le tante mancanze, il calcio, andare allo stadio. Dicono che vogliono ripartire ma penso sia un errore perché senza pubblico non c’è passione. Prendo una panacea dall’assenza di sport, ‘The Way Back – Tornare a vincere’ è un drama nuovo di zecca con Sad Ben Affleck pieno di birra che trova una via di riscatto sedendosi sulla panchina di una squadra di perdenti del liceo. Classico film di redenzione o quasi che scorre su binari già visti però a me piace il basket e quindi me lo son gustato.

E insomma, con la cultura non si mangia (infatti viene poco citata nei documenti istituzionali, mentre mi intristisco cancellando i vari appuntamenti già segnati in agenda a teatro e non, ma sorvoliamo) e con la scienza? Ho visto l’ultimo capitolo di  ‘Smetto quando voglio‘ dove nella scena finale della trilogia un paio di studenti si chiedono a cosa serve la laurea che stanno prendendo e questa dovrebbe essere una delle domande importanti per questo paese che pensa troppo ai vescovi e poco ai laureati. E questa è una botta di facile populismo? Mi sa che uscirò da questi giorni con meno risposte e più domande e forse non è un male.

Infine, eccola annunciata, polemizzata, finalmente arrivata. La Fase Due.
Una mia statistica a caso dopo un giro sui social mi dice che il 70% delle persone che dicono la loro, pensi che la fase due sia una fase 1.2 e qua han tutti ragione e tutti torto simultaneamente, si chiama democrazia e pluralismo mi pare, mi stanco presto del dibattito che diventa immediatamente troppo urlato e vado con Thor a menare gente in ‘Tyler Rake‘.
Eleggo come congiunto Baby Yoda (‘The Mandalorian‘ è un trionfo di passatismo per amanti delle guerre stellari, promosso) e dopo c’è giusto il tempo di guardare i capitoli disponibili dell’ultima danza di Jordan & Co. (favoloso) e la storia dei miei amici di una vita, i Beastie Boys (cuori) ed eccoci.
Domani è il 4 Maggio, scatta la ‘fase due’ dove saremo tutti prudenti e rispetteremo le distanze. Non so se sono pronto oppure se ho la sindrome di Stoccolma acquisita. So che andrò a lavorare, all’ingresso mi misureranno la febbre e mi si appanneranno gli occhiali causa mascherina. Poi, verso sera andrò al parco vicino casa, dovrebbe essere aperto, infilerò le cuffie, avrò la mascherina in tasca che non si sa mai, sceglierò una playlist, farò un gran sospirone e farò attività motoria, come si dice adesso, finché le gambe mi faranno male.

(“When this is all over, what should change? Everything”)

Ps.: per sapere dove puoi guardare i film sopra citati o quelli che ti piacciono, questo sito ti sarà utile

 

 

il mio isolamento, declinato in film

I primi giorni dopo essere rimasto a casa dall’ufficio ho letto qualche libro,  invidiando chi lavora da casa e leggendo anche molti articoli sul virus. A volte ho pensato di scrivere una mia inutile opinione, poi ho sempre evitato, contribuendo a una salutare economia della parola che già ci sono troppe voci, spesso stridule, che si sono levate in questi giorni in cui sarebbe meglio leggere pochi, saggi o competenti, ed evitare risse sui social.
Poi una sera, non ricordo quale, i giorni sembrano tutti piuttosto uguali, hanno la forma del silenzio e di speranze, ho visto che ero stato on line per una quantità di tempo, che non rivelerò, veramente eccessiva e quindi ho deciso di prescrivermi una dieta particolare. Due film al giorno, storie, la cura per tanti mali, per evitare le preoccupazioni come si schiva un fendente di spada samurai in ‘Kill Bill‘ (un giorno farò la lista dei film di Tarantino più fighi, non oggi).
Ho continuato a informarmi, come tutti, prima vedendo che i numeri non diminuivano, in quell’appuntamento nazionale delle diciotto precise e poi leggendo che i numeri non sono giusti per difetto e allora mi son chiuso in stanze buie con gente mattissima con  pistole nelle mani (‘Guns Akimbo‘) o che corre dietro a bufali indiani (‘Jallikattu‘, un film incredibile) e dopo non è che l’ansia passava perché a scegliere non son sempre bravo.
E allora magari ci stava un riposino, da cui mi svegliavo non con un kick durante una ‘Inception‘ ma più spesso con un senso di straniamento come fossi bloccato in una cella cinque metri per cinque e non sapessi il motivo, come in ‘Old Boy‘ ma senza voglia di impugnare un martello per vendicarmi, anche perché il virus con un martello non si sconfigge, si sconfigge con la scienza, come provano a fare per salvare il pianeta in ‘Interstellar‘ film molto consigliabile in questi giorni perché lascia un sentimento che servirà alla riapertura molto più di tanti consigli di economisti da tastiera.
In silenzio, mi son fatto anche io varie domande, su questi giorni e sul futuro ma poi devo avere esagerato e mi son chiesto insieme a Kubrick dove andiamo, da dove veniamo, riguardando dopo secoli ‘2001 odissea nello spazio‘. Poi mi son fermato all’alt dei poliziotti annoiati poi esaltati di ‘Hot Fuzz‘ (che è sempre un mezzo capolavoro), non sono andato in visita nelle lande di Mordor anche se la tentazione è stata potente, però visto che mi mancavano le chiacchiere da bar le ho sostituite con personaggi chiacchieroni come i vari Mr. con i nomi colorati di ‘Le iene‘ e poi con ‘Quei bravi ragazzi‘ insieme alle mogli cotonate ed ancora nei locali bui e fumosi con i primi amici di Scorsese in mezzo alle ‘Mean Streets‘ di Little Italy.
A proposito di NYC, a inizio febbraio avevo fatto un pensierino di tornarci dopo tanti anni, uno dei tanti progetti che tutti abbiamo per il momento messo in un cassetto per questo 2020 – che era un bel numero a vederlo da gennaio –  e forse per compensare son rimasto in città a vederne la sua nascita dai Five Points delle ‘Gangs of New York‘ e poi ancora lungo le sporche vie anni settanta dove ‘Serpico‘ provava a combattere la corruzione. E a proposito di viaggi ho anche cancellato una prenotazione già fatta per Stoccolma, dove gli svedesi hanno provato a tenere tutto aperto poi non è andata benissimo neppure a loro purtroppo e per consolarmi mi sono rivisto l’indagine nel profondo nord di ‘The girl with the dragon tattoo
Poi avevo un languorino e mi sono seduto in una cucina di una baracca a Seul, dove fanno il tracciamento e film molto belli, da cui ho seguito le vicende di una famiglia che non è propriamente una famiglia ma è più famiglia, nel senso amorevole del termine, di tante famiglie che si ritengono famiglie (‘Shoplifters‘, bellissimo).
Ci sono state (e forse ci saranno) serate in cui un abbraccio, una pacca o un whisky in compagnia ci sarebbero voluti e allora mi son consolato rivedendo una delle love story più belle (‘Her‘) e un’altra storia di romance che non avevo mai visto, la ‘Trilogia dei Before‘ con Celine e Jesse che si incontrano e parlano, si ritrovano e parlano, sono in vacanza e parlano e nel mezzo delle parole si amano come meglio possono.
Per recuperare punti di mascolinità ho rivisto film di menare duro, nei deserti apocalittici con chitarre che sputano fiamme (‘Mad Max-Fury Road‘) o dentro a hotel per criminali (‘John Wick‘) e dentro a palazzi che pullulano di gente armata di machete o che non ha problemi a farsi spaccare letteralmente le ossa (‘The Raid‘).
Ho anche letto che forse il cinema (previsione fornita dal ‘team pessimismo’) non sarà più lo stesso e allora mi son rattristato che a me manca molto il cinema, per poi sollevarmi guardando qualche film nuovo di zecca, come ‘The invisible man‘ che mi è piaciuto molto o ‘The Hunt‘ che è belloccio.
Ho visto pochissime cose su Netflix perché non funziona benissimo lo streaming, forse per il sovraccarico delle moltitudini che come me hanno cercato in questi giorni conforto nei film, però una cosa l’ho vista ed è stata ‘Il buco‘ che ha una bella idea ma non la ciambella intorno.
Infine, ho anche ascoltato musica, il Boss e la sua saggezza che salvano il protagonista in ‘Blinded by the light‘, i Simple Minds di quando avevo l’acne e volevo far parte anche io di un ‘Breakfast Club‘ e poi Mozart, riguardando quel totem che è ‘Amadeus‘ nella versione da tre ore del ‘director’s cut’ che tanto di tempo ce n’è.
La Pasqua è finita – questo post doveva uscire ieri ma sono sempre lento – il lockdown no, domani guarderò un altro film, magari non ne scriverò ma questo elenco forse, un giorno, fra un anno magari, lo riprenderò e proverò a sorridere di queste settimane.