il mio isolamento, declinato in film

I primi giorni dopo essere rimasto a casa dall’ufficio ho letto qualche libro,  invidiando chi lavora da casa e leggendo anche molti articoli sul virus. A volte ho pensato di scrivere una mia inutile opinione, poi ho sempre evitato, contribuendo a una salutare economia della parola che già ci sono troppe voci, spesso stridule, che si sono levate in questi giorni in cui sarebbe meglio leggere pochi, saggi o competenti, ed evitare risse sui social.
Poi una sera, non ricordo quale, i giorni sembrano tutti piuttosto uguali, hanno la forma del silenzio e di speranze, ho visto che ero stato on line per una quantità di tempo, che non rivelerò, veramente eccessiva e quindi ho deciso di prescrivermi una dieta particolare. Due film al giorno, storie, la cura per tanti mali, per evitare le preoccupazioni come si schiva un fendente di spada samurai in ‘Kill Bill‘ (un giorno farò la lista dei film di Tarantino più fighi, non oggi).
Ho continuato a informarmi, come tutti, prima vedendo che i numeri non diminuivano, in quell’appuntamento nazionale delle diciotto precise e poi leggendo che i numeri non sono giusti per difetto e allora mi son chiuso in stanze buie con gente mattissima con  pistole nelle mani (‘Guns Akimbo‘) o che corre dietro a bufali indiani (‘Jallikattu‘, un film incredibile) e dopo non è che l’ansia passava perché a scegliere non son sempre bravo.
E allora magari ci stava un riposino, da cui mi svegliavo non con un kick durante una ‘Inception‘ ma più spesso con un senso di straniamento come fossi bloccato in una cella cinque metri per cinque e non sapessi il motivo, come in ‘Old Boy‘ ma senza voglia di impugnare un martello per vendicarmi, anche perché il virus con un martello non si sconfigge, si sconfigge con la scienza, come provano a fare per salvare il pianeta in ‘Interstellar‘ film molto consigliabile in questi giorni perché lascia un sentimento che servirà alla riapertura molto più di tanti consigli di economisti da tastiera.
In silenzio, mi son fatto anche io varie domande, su questi giorni e sul futuro ma poi devo avere esagerato e mi son chiesto insieme a Kubrick dove andiamo, da dove veniamo, riguardando dopo secoli ‘2001 odissea nello spazio‘. Poi mi son fermato all’alt dei poliziotti annoiati poi esaltati di ‘Hot Fuzz‘ (che è sempre un mezzo capolavoro), non sono andato in visita nelle lande di Mordor anche se la tentazione è stata potente, però visto che mi mancavano le chiacchiere da bar le ho sostituite con personaggi chiacchieroni come i vari Mr. con i nomi colorati di ‘Le iene‘ e poi con ‘Quei bravi ragazzi‘ insieme alle mogli cotonate ed ancora nei locali bui e fumosi con i primi amici di Scorsese in mezzo alle ‘Mean Streets‘ di Little Italy.
A proposito di NYC, a inizio febbraio avevo fatto un pensierino di tornarci dopo tanti anni, uno dei tanti progetti che tutti abbiamo per il momento messo in un cassetto per questo 2020 – che era un bel numero a vederlo da gennaio –  e forse per compensare son rimasto in città a vederne la sua nascita dai Five Points delle ‘Gangs of New York‘ e poi ancora lungo le sporche vie anni settanta dove ‘Serpico‘ provava a combattere la corruzione. E a proposito di viaggi ho anche cancellato una prenotazione già fatta per Stoccolma, dove gli svedesi hanno provato a tenere tutto aperto poi non è andata benissimo neppure a loro purtroppo e per consolarmi mi sono rivisto l’indagine nel profondo nord di ‘The girl with the dragon tattoo
Poi avevo un languorino e mi sono seduto in una cucina di una baracca a Seul, dove fanno il tracciamento e film molto belli, da cui ho seguito le vicende di una famiglia che non è propriamente una famiglia ma è più famiglia, nel senso amorevole del termine, di tante famiglie che si ritengono famiglie (‘Shoplifters‘, bellissimo).
Ci sono state (e forse ci saranno) serate in cui un abbraccio, una pacca o un whisky in compagnia ci sarebbero voluti e allora mi son consolato rivedendo una delle love story più belle (‘Her‘) e un’altra storia di romance che non avevo mai visto, la ‘Trilogia dei Before‘ con Celine e Jesse che si incontrano e parlano, si ritrovano e parlano, sono in vacanza e parlano e nel mezzo delle parole si amano come meglio possono.
Per recuperare punti di mascolinità ho rivisto film di menare duro, nei deserti apocalittici con chitarre che sputano fiamme (‘Mad Max-Fury Road‘) o dentro a hotel per criminali (‘John Wick‘) e dentro a palazzi che pullulano di gente armata di machete o che non ha problemi a farsi spaccare letteralmente le ossa (‘The Raid‘).
Ho anche letto che forse il cinema (previsione fornita dal ‘team pessimismo’) non sarà più lo stesso e allora mi son rattristato che a me manca molto il cinema, per poi sollevarmi guardando qualche film nuovo di zecca, come ‘The invisible man‘ che mi è piaciuto molto o ‘The Hunt‘ che è belloccio.
Ho visto pochissime cose su Netflix perché non funziona benissimo lo streaming, forse per il sovraccarico delle moltitudini che come me hanno cercato in questi giorni conforto nei film, però una cosa l’ho vista ed è stata ‘Il buco‘ che ha una bella idea ma non la ciambella intorno.
Infine, ho anche ascoltato musica, il Boss e la sua saggezza che salvano il protagonista in ‘Blinded by the light‘, i Simple Minds di quando avevo l’acne e volevo far parte anche io di un ‘Breakfast Club‘ e poi Mozart, riguardando quel totem che è ‘Amadeus‘ nella versione da tre ore del ‘director’s cut’ che tanto di tempo ce n’è.
La Pasqua è finita – questo post doveva uscire ieri ma sono sempre lento – il lockdown no, domani guarderò un altro film, magari non ne scriverò ma questo elenco forse, un giorno, fra un anno magari, lo riprenderò e proverò a sorridere di queste settimane.

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