(my) Premiere Nights

Si discuteva l’altra sera di come quest’anno, solare, ci siano stati veramente pochi film da ricordare. Io, sborone, me ne esco dicendo che per fortuna ci sono le serie tv Usa e mi lancio in un discorso già sentito su come siano proprio le serie ‘la cosa’ da vedere fin quando un nuovo proibizionismo delle immagini non arriverà e trasformerà tutti noi ammalati di serialità in fuorilegge dediti allo scambio sottobanco, con la nascita di nuove forme di gangster cibernetici che si faranno pagare profumatamente per spacciare la droga in formato ‘.avi
E in queste ultime due settimane sono spuntate fuori come magici funghi autunnali una valanga di premiere di millemila nuove serie.

Ne ho viste alcune, non tutte che insomma va bene l’addiction ma cerco di non esagerare (ahah, risata isterica) e queste sono le mie superficiali impressioni. Infatti il pilot è un po’ come la passerella moda A/I. Gli stilisti cercano di attirare l’attenzione mostrando modelli non propriamente nuovi ma sgargianti nei colori per poi farti tornare per vedere tutta la collezione. Ecco, una cosa simile.
Inoltre, da un punto di vista psicologico (o della sopravvivenza di una certa necessità di relazionarsi coi propri simili, ergo, bisogna anche uscire dal divano ogni tanto e parlare con persone vere) ho provato una certe renitenza a farmi piacere qualunque cosa, quindi l’asticella del gradimento era piazzata piuttosto alta, poiché fra le serie imperdibili arrivate al sophomore year e quelle classiche che per amore verso i personaggi (mamma marijuana, gli amichetti nel bar di Ny, il serial killer con la coscienza, ecc..) o perché semplicemente sono stupende (il professore di chimica che diventa fuorilegge, i pubblicitari anni sessanta) non è che ci sia troppo spazio per ‘altro’.

Ok, via. Ho visto:
Continue reading “(my) Premiere Nights”

(Dreams feel real while we’re in them) ‘Inception’ (finalmente)

In questo paese accadono cose criminose in parlamento, si prendono accordi folli per disintegrare ancora di più l’educazione dei vostri (io non ne ho) figli.
Vi sono anche momenti in cui gente coraggiosa compie atti coraggiosi.
E ci sono anche piccole cose che ci piacciono tanto, di cui poter gioire.
Come l’uscita di un film nei cinema.
Domani nelle sale della penisola arriva ‘Inception’. Film che è già uscito in tutto il mondo e solo da noi non ancora e che ho già avuto la fortuna di vedere, in sala, in uno dei paesi del mondo.
Eccovi dunque cinque facili motivi per andare a vedere ‘Inception’:

1. perché è un film di Christopher Nolan, regista a cui vogliamo tanto bene per i suoi lavori precedenti, che vi accompagnerà in un trip visionario partorito dalla sua mente talentuosa;

2. perché (semplificando) è un film sui sogni, materia che ci accomuna tutti poiché tutti sogniamo, e sulla manipolazione dei sogni come fossero tipo il ‘das’ o il ‘pongo’ pero’ con le pallottole dentro;

3. perché ci sono almeno tre scene che, come ho fatto io, ricorderete nei mesi a seguire (come quella dove sono aaaahhhh, o come quella dove lui oh-oooohh, o nel momento in cui lei uuuhhhhh)

4. per la colonna sonora che è tanto semplice quanto profonda e angosciante e che vi rimbomberà in testa per qualche giorno e, se siete un po’ sognatori ad occhi aperti, vi aiuterà a (ri)plasmare un po’ le vostre città/paeselli attraversandole post visione al ritmo di ‘vraaaammmh’;

5. perché, se sei donna non potrai fare a meno di ammirare uomini bellissimi vestiti in completi elegantissimi (e se sei donna e non lo noti, non siamo amici) e vorrai conoscere più uomini vestiti in completo tre pezzi, e se sei uomo non potrai fare a meno di metterti a risparmiare dopo la visione del film per comprarti, appunto, un completo tre pezzi perchè ‘men in suits rulez’.

Dovrebbe bastare, no? A me il film è piaciuto molto.

Non è un capolavoro (il capolavoro Nolan, per ora,  l’ha fatto con ‘Il cavaliere oscuro’) non cambia il modo di fare cinema, come erroneamente qualche entusiasta ha scritto.
Pero’ è un gran film di quelli che ne escono pochissimi in una stagione, con bravi attori (su tutti l’elegantissimo, mega-cool, Joseph Gordon-Levitt *) con una idea (il das dei sogni) forte e complessa ma ben espressa e ben spiegata in modo da raggiungere anche gli spettatori troppo presi dai popcorn al burro, una costante tensione, momenti da ricordare e, soprattutto, che vi farà parlare del film nei suoi vari risvolti (dall’incastro della trama, alle cravatte degli attori) a lungo. Infatti, organizzatevi per una visione a un’ora non troppo tarda, in modo da potervi mettere comodi e discutere del film davanti a un caffè o una birra dopo il cinemino.

E se non vi piace, bè, sì, è’ possibile che il film non vi piaccia, per mille ragioni che posso anche capire.
Pero’, ehm, ecco, se non vi piace è possibile anche che ci siano piccole distanze nuove che ci separano.

* = anche se la palma al ‘più figo personaggio di ‘inception’ potrebbe andare anche a lui

(bonus post ‘inception’: kekkoz, gniola e la stroncatura di flat10)

Piccola guida per affrontare l’imminente autunno con accompagnamento di chitarrine

Ecco cinque dischi con le chitarre dentro ascoltati negli ultimi mesi, adatti per salutare l’estate e accogliere l’autunno.

Il primo è di una tizia californiana, è pieno di melodie facili, tutte simili e tutte, quasi, appiccicose. Sarebbe stato il disco giusto per brevi passeggiate al mare, ma il mare quest’anno si è visto col binocolo, ergo, niente.
Sarebbe il disco giusto per una virtuale ultima camminata, per l’ultima sera a zonzo nell’aria salmastra, ripensando ai momenti migliori dell’estate, al/la tipa/o che si addocchiava in spiaggia, alle biciclettate per raggiungere gli amici all’aperitivo affacciato sul mare e tutte quelle cose che avete fatto sulla battigia quest’estate, conservando gelosamente quel sorriso che appare spinto fuori da ricordi spalmanti su ruffiani riff.
Video esplicativo #1:


Continue reading “Piccola guida per affrontare l’imminente autunno con accompagnamento di chitarrine”

Somewhere (o dei film che piacciono alle giurie e a me mica tanto)

(questo post contiene spoiler sul film, ma tanto non è che ci sia molto da spoilerare eh…)

Nonostante abbia letto commenti sul web piuttosto contrastanti, vado a vedere il nuovo film di Sofia Coppola, perchè i suoi precedenti lavori mi erano tutti piaciuti. Perfino ‘Marie Antoinette’ assai criticato e tacciato di snobismo mentre io l’avevo trovato delizioso. Speravo proprio di gustarmi un’opera altrettanto notevole che sarebbe rimasta nella mia memoria per giorni e nelle dashboard dei nostri amati tumblr per mesi a colpi di screencaps e scene memorabili.
Invece.
Nella sala deserta (qui servirebbe un discorsetto sulla reale attrativa di pellicole del genere al di fuori di una cerchia, credo ristretta, di gente interessata a simili film diciamo ‘privi di effetti speciali o star mediaticamente spendibili‘ e all’effettivo traino del festival, anche se probabilmente questo si vedrà meglio nelle prossime settimane) mi trovo ad annoiarmi. Il film segue con lunghi piani fissi le giornate del protagonista, l’attore famoso interpretato dal bravo Stephen Dorff, fra lap-dance, party tutti uguali, promozione al nuovo film fatta con entusiasmo sotto zero, donne che si concedono alla faccia famosa nella suite dell’hotel per ricchi, dannati e annoiati per (quasi) eccellenza. Detto che dell’hotel si vede poco, la prima parte dura troppo. Poi arriva la figlia dell’attore, mollata dalla madre per motivi misteriosi e i due si trovano a condividere la suite, la noia e l’attesa per il camp estivo della adolescente, il tutto inframezzato da un viaggio in italia per ritirare un premio.
Questa parte, ispirata da un ricordo della regista, l’ho trovata anche ridicola nell’eccessiva (anche se probabilmente reale) caratterizzazione dell’inchino da parte della periferia dell’impero al rappresentante del gotha hollywoodiano e abbastanza inutile per lo sviluppo del film, che poi prosegue nell’abbozzare tentativi di comunicazione familiare, fino al catartico finale, eccessivamente didascalico.
Il film è girato con un ritmo basso ma non è questo il problema. Possiede un innegabile eleganza visiva che raggiunge il picco in un paio di scene. Pero’ il film risulta più noioso che stiloso e – peccato! peccato capitale! – a tratti annoia, annegando nel suo stesso stile e, in fondo, nella pochezza della storia, come se la Sofia, tratteggiando i particolari di un dipinto si fosse dimenticata del quadro generale.
Non posso dire che sia brutto, non lo è, ma di sicuro è irrisolto e facilmente dimenticabile.
Ecco. Stavo giusto buttando giù qualche riga (all’inizio erano meno) di questo post che scopro che il film ha vinto il festival di Venezia.
E questo dimostra come forse ha ragione quel mio amico che, impenitente, continua a sostenere che di cinema non ne capisco niente…
(anche se mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di Tarantino al termine della proiezione del film)

(Arcade Fire) Omaggio con grazie

(sono andato a vedere gli ‘Arcade Fire’ a Bologna e questo è il ricordo, scritto a bruciapelo, di un concerto stupendo, di una serata da ricordare)
Régine mentre canta ‘Sprawl II‘ è l’amore in un vestitino dorato di grazia, dopo che ha pestato le pelli della batteria;
Will Butler che pare dirigere un’orchestra di coristi che vede soltanto lui e che siamo anche tutti noi in piedi sotto al palco;
Win Butler che sale sulla cassa come ad aizzare il suo pubblico adorante e indossa stivaloni da montanaro alti che non gli donano ma gli danno l’impronta militare del generale con al fianco le sue truppe schierate;
la coppia di violiniste, che i violini sui palcoscenici ci stanno sempre bene, basta saperli usare e gli Arcade Fire lo sanno fare;
Jeremy, il batterista, che fa sempre quelle cose ma è una macchina e sorride spesso, buon segno;
a parte Win tutti sorridono spesso, io, sorrido di più (vorrei usare noi, plurale, pero’ magari a qualcuno non è piaciuto, ergo, è un folle);
sorrido all’attacco di ‘ready to start‘ che lo sappiamo tutti che inizia così ma è bello avere delle conferme;
sorrido quando fanno ‘month of may‘ che dal vivo è una bella pacca e funziona meglio che su disco;
sorrido quando Régine canta ‘Haiti‘ che è una canzone meravigliosa seppur particolare e lei è stupenda che balla mentre il marito l’accompagna allo sguardo e al pianoforte; Continue reading “(Arcade Fire) Omaggio con grazie”