Si discuteva l’altra sera di come quest’anno, solare, ci siano stati veramente pochi film da ricordare. Io, sborone, me ne esco dicendo che per fortuna ci sono le serie tv Usa e mi lancio in un discorso già sentito su come siano proprio le serie ‘la cosa’ da vedere fin quando un nuovo proibizionismo delle immagini non arriverà e trasformerà tutti noi ammalati di serialità in fuorilegge dediti allo scambio sottobanco, con la nascita di nuove forme di gangster cibernetici che si faranno pagare profumatamente per spacciare la droga in formato ‘.avi’
E in queste ultime due settimane sono spuntate fuori come magici funghi autunnali una valanga di premiere di millemila nuove serie.
Ne ho viste alcune, non tutte che insomma va bene l’addiction ma cerco di non esagerare (ahah, risata isterica) e queste sono le mie superficiali impressioni. Infatti il pilot è un po’ come la passerella moda A/I. Gli stilisti cercano di attirare l’attenzione mostrando modelli non propriamente nuovi ma sgargianti nei colori per poi farti tornare per vedere tutta la collezione. Ecco, una cosa simile.
Inoltre, da un punto di vista psicologico (o della sopravvivenza di una certa necessità di relazionarsi coi propri simili, ergo, bisogna anche uscire dal divano ogni tanto e parlare con persone vere) ho provato una certe renitenza a farmi piacere qualunque cosa, quindi l’asticella del gradimento era piazzata piuttosto alta, poiché fra le serie imperdibili arrivate al sophomore year e quelle classiche che per amore verso i personaggi (mamma marijuana, gli amichetti nel bar di Ny, il serial killer con la coscienza, ecc..) o perché semplicemente sono stupende (il professore di chimica che diventa fuorilegge, i pubblicitari anni sessanta) non è che ci sia troppo spazio per ‘altro’.
Ok, via. Ho visto:
Continue reading “(my) Premiere Nights”