Finale, a noi

playoff2016…e allora si va. Per la seconda stagione consecutiva, si va in finale.
Con i riccioli che ballonzolano di Della Valle che fa la ‘faccia cattiva ™‘ e mostra i muscoli mentre buca le difese in penetrazione. Si va contro Milano, con quell’immortale trentanovenne di Kaukenas che danza in terzo tempo, alza la parabola e segna per noi. Si va con la grinta di De Nicolao, lillipuziano dal cuore grande in mezzo a giganti che se lo vedono sbucare da chissà dove, coi passettini di Polonara che poi, a un certo punto del match, vola, stoppa, schiaccia, mister highlights, ci gasa bene sempre.

Saremo in piccionaia a guardare Silins fare a sportellate, reggere l’impatto con gente più grossa di lui, magari metterla dall’arco o affondare lo schiaccione come l’altra sera col palazzetto vecchio, sporco e vociante che vibrava dall’entusiasmo. Ci sarà l’urlatore che non capisce niente di basket ma è fondamentale per la cabala e l’umore del settore, quando lui si esalterà per un movimento di Lavrinovic, suo idolo di esperienza e magie lituane, sapremo di essere sulla giusta via. Ci sarà l’ostacolo ‘+5’ il massimo di divario nel punteggio dove essere sereni, che già a più quattro, il palazzetto avrà bisogno di Xanax sotto forma di palle rubate, sporcate, rimbalzi agganciati, per riaccendere la speranza, che siano passati due minuti o due quarti. Saremo in apnea davanti alla tv che il Forum è un postaccio per vincere, sperando nei movimenti giusti di Pietro My King Aradori che con Avellino è stato temuto e forse era un po’ stanco ma le sue mani sono d’oro e Repesa avrà un problema.

Servirà tutto. Servirà l’energia delle gambette veloci e della difesa aggressiva di Needham, arrivato da poco ma già dei nostri. Servirà la mole e l’espressione smarrita di Golubovic per avere peso sotto canestro. Servirà il recupero di Vereemenko, pilastro fondamentale contro i bruti milanesi. Servirà un grande allenatore, ma quello ce l’abbiamo. E’ il tipo che pesta le sue stringate sul parquet quando un giocatore difende appena molle, che si sbraccia in maniche di camicia per chiamare un gioco, ha gli occhi spiritati, il piano partita preciso in testa, per poi uscire dal palazzaccio facendo il segno di Churcilliana memoria con le dita a’V’ che vuole dire ‘ce l’abbiamo fatta‘ ma anche due volte di fila in finale. Guardandolo, ho pensato che Menetti non ha abbastanza considerazione sui media, la provincia ripaga col cuore dei suoi abitanti non con titoli sui giornali, ma avrà per sempre un grande spazio nella nostra memoria, spero possa bastargli.

E speriamo bene.
Che siano un paio di settimane in cui cullare questo bel sogno che si chiama scudetto. Come compagnia i soliti che ci sono sempre, comunque vada, e anche quei gufi orridi e incompetenti, con le dita pronte a scrivere su bacheche qualche loro frustrazione, quelli che dopo gara quattro persa male decretavano la fine della squadra e l’incapacità della dirigenza.
Tifosi da vittoria che dovessimo perdere sarà stata una stagione negativa. Folli. Voi, a parte non capire niente del gioco, proprio dello spirito del gioco, non vedreste una pepita in una pozza di petrolio, ma venite anche voi in finale, anche se non verrete mai, dovesse andare male e dovessimo tornare a lottare per mantenere la serie.
Anche voi, venite da stasera. Venite tutti, simbolicamente, che nel palazzaccio ci stiamo stretti noi, figuriamoci tutti. Venite, tifate e applaudite e insomma, speriamo bene eh.
Comunque vada, è stata un’altra fantastica stagione. Grazie.

Ps.: queste note le ho scritte martedì mattina, subito dopo gara sette contro Avellino, col timore di dovere giocare a Bologna, un po’ in trasferta. Timore scongiurato dopo saggia decisione della società di restare al Bigi, a casa, nella nostra tana.
Come per le altre serie di questi playoff scudetto, che la cabala non conta nulla ma ha la sua importanza, eccovi di seguito le note tecniche sulla finale del mio pard di piccionaia, quello che si alza e urla qualcosa, poi si siede e mi spiega uno schema, ma tanto io spesso non lo sento nemmeno, dalla grande confusione che c’è. Ahah, Daicandom.

 

Arrivare alla finale scudetto non è mai cosa facile a causa di molteplici fattori che incidono e non poco sul
risultato finale. Fattori che iniziano dal posizionamento finale in stagione regolare, passando dalla griglia playoff, dagli adeguamenti che si devono fare in serie che possono diventare lunghe, fino ad arrivare ai singoli momenti e alle singole giocate all’interno di una singola partita.
Arrivare alla finale scudetto per due anni consecutivi alle volte può diventare proibitivo anche per le squadre meglio allestite.
Reggio Emilia quest’anno ha ottenuto questo obiettivo dopo un’estenuante serie con un’ostica Avellino,
che si è arresa solo a gara 7. Una vera e propria dimostrazione di forza quella di Reggio in questi due anni,
figlia della continuità di un progetto tecnico a lungo termine, fatto di scelte oculate nell’inserire giocatori
adatti al già collaudato sistema di gioco e di un proficuo connubio fra società, squadra e ambiente.

A questo proposito però, è doveroso fare un nome su tutti, ed è quello di Max Menetti.
Noi che lo abbiamo visto crescere da secondo di Frates, piangere abbracciando il presidente Landi dopo una salvezza in A2 all’ultima partita contro Imola, oggi lo ritroviamo a gestire egregiamente una squadra, partite e serie playoff di alto livello.
Sarà  a lui che ci si aggrapperà  in questa finale che sta per iniziare, sperando che riesca con le sue capacità a trovare soluzioni per scardinare la solida resistenza di Milano.

Milano è forte ed ha il fattore campo a favore.
Reggio parte un gradino sotto, ma se riuscirà ad evitare scomodi scivoloni esterni che possono minare il morale (in stagione ha perso partite fuori casa con oltre 40 punti di scarto), potrebbe riuscire a fare un colpo esterno per potersi giocare nel proprio palazzetto le partite chiave della serie.
La parola d’ordine per Reggio sarà limitare i rimbalzi offensivi, una difesa press energica, alzare possessi e ritmo partita per correre e trovare tiri e penetrazioni in transizione.
Per Milano invece l’esatto opposto, giocare a difese schierate, tenere ritmi bassi e sfruttare tutto il tempo di ogni singolo possesso, cercando con la circolazione di palla e pnr insistiti di trovare i propri giocatori in comodi 1vs1 o buone linee di penetrazione.

Se in terra lombarda si puó contare su tutti gli effettivi , Reggio Emilia deve fare i conti con la mancanza di Gentile ma dovrebbe recuperare  Veeremenko, presenza fondamentale  per limitare la pericolosità dei lunghi fisici di Milano in post basso.

Naturalmente quanto detto sopra potrebbe essere smentito dai due coach, ma noi ne saremo ben lieti se a trionfare saranno le scelte del nostro reggianissimo d’adozione Menetti.

E, daicandom!

 

 

e semifinale sia

 

ENRI7286-1024x683Scusateci, vi ringraziamo per l’ospitalità, ma non possiamo trattenerci, abbiamo fretta, dobbiamo continuare il viaggio. Tanti cari saluti.
Firmato: Milano, Reggio Emilia e Avellino.
Le prime tre classificate nella regular chiudono il conto dei quarti per 3-0, in cinque giorni, con un blitz esterno.

Milano con le sue rotazioni profonde, con l’esperienza di Repesa in panchina a gestire egoismi e dualismi fra i giocatori, si adatta bene alle difficoltà proposte da Trento permettendosi di fare riposare big a turno e portando a casa la serie con un colpo letale di Gentile.
Reggio Emilia sfodera la partita perfetta al momento giusto. 68% da due, 53% da tre, 86% ai liberi, 37 rimbalzi, 21 assist di squadra. La band di Menetti mostra grande coscienza dei propri mezzi, sbanca Sassari e si prende una piccola rivincita contro i campioni in carica che fa bene al morale.
L’ultimo minuto dell’overtime al PalaCarrara. Entrate, canestri e rimbalzi in slowmotion di due squadre letteralmente sulle gambe, fino ad arrivare all’isolamento del MVP di stagione a pochi secondi dalla sirena. Tiro e due punti che chiudono la serie. Una giocata individuale, con il contorno di solidità e forza, è quello che Avellino ha messo in campo per eliminare Pistoia.

Raggiunge le prime tre Venezia. Avevamo scritto che molte delle fortune dei lagunari sarebbero dipese dall’impatto di Pargo nei playoff italici ed in effetti così è stato. Il giocatore ha avuto medie e minuti in costante crescita e l’esperienza per fare giocate importanti in momenti decisivi della partita. Forse questa serie si è chiusa in quattro partite solo perché Venezia non aveva il fattore campo a favore e la resistenza e voglia di Cremona fra le mura amiche ha fatto sì che una partita casalinga la vincessero.

Ed eccoci arrivati alle semifinali. Da questa sera, si parte.
La serie si allungano al meglio di quattro su sette, la fatica si farà sentire, chiaro che la formula darà vantaggi alle squadre che, oltre ad avere il fattore campo a favore per le eventuali gare 5 e 7, hanno un roster profondo ed abituato a giocare filotti di partite di questo tipo.

AJ Milano vs. Reyer Venezia
Milanesi nettamente favoriti, potrebbero chiudere la serie in 5, se non addirittura 4 comode partite. Il progressivo recupero fisico di Gentile aggiungerà maggior peso offensivo ai meneghini.
Una collaudata e intensa difesa cercherà di disinnescare i giochi in attacco dei veneziani, ruotando i migliori difensori, in particolare Jenkins, su Pargo e Green.
Non ce ne vogliano i tifosi veneti, ma fra le quattro pretendenti al titolo, ci pare che proprio Venezia sia quella che parte un gradino sotto le altre e un suo possibile successo in questa serie avrebbe del clamoroso.  Doveroso invece sottolineare che per il secondo anno consecutivo, Venezia abbia raggiunto le semifinali scudetto, risultato importante per la società e rimarcato anche da coach De Raffaele durante la conferenza stampa finale di gara 4.

Reggio Emilia vs. Avellino
Le parole di una vecchia volpe come coach Sacripanti di Avellino, riconoscono alla squadra reggiana un minimo di favore dato dal fattore campo, una panchina lunga e la presenza di un giocatore della classe di Lavrinovic.
Solo pretattica o coscienza della forza dell’avversario?
Noi reggiani ci auguriamo che il coach irpino azzecchi la previsione.
Potrebbe però succedere di tutto, nello scontro fra due squadre speculari nel gioco di squadra (assist), nel tiro da tre punti e nell’alto punteggio che riescono a produrre, non a caso sono fra le cinque squadre migliori nelle statistiche delle categorie sopra citate.
Ci aspettiamo una serie equilibrata, ma attenzione a giocatori che quando sono “on fire”, possono spaccare la partita in due, vedi alla voce Aradori e Della Valle per Reggio, Nunnally e Ragland per Avellino.
Curiosità: il ritorno in città in cerca di rivincita, dei due esuli reggiani Cervi e Pini in occasione di una semifinale scudetto.

Noi saremo in piccionaia al palazzetto Bigi, con la maglietta rossa che fa cabala, il calore del micro clima dentro e l’ardore di un sogno tricolore dentro.
daicandom!

Playoff, istruzioni per l’uso

playoffIl 30 settembre 2012 pubblicai una foto con la didascalia: ‘Iniziamo, serie A1’ nel momento in cui la nostra Pallacanestro Reggiana ritrovava la massima serie dopo anni dell’allora nominata A2.
In queste quattro stagioni, seguite a lungo anche su questo blog con i post ‘dalla piccionaia’, siamo diventati una BIG. Sul parquet del vecchio ma amato palazzetto di casa, siamo quasi imbattibili, a settembre abbiamo vinto la Supercoppa italiana, in stagione regolare siamo arrivati secondi, miglior piazzamento della storia, e da stasera iniziamo i playoff. Comincia il sogno di conquistare quello scudetto che l’anno scorso ci è sfuggito per tanto così, come si dice. 
Ho chiesto al mio pard di gradinata piccionaia, espertone e ‘commissario tecnico’ del duo, di scrivere una piccola guida, sulle prime sfide dei playoff.

 

Milano (#1 – 22V 8P) vs. Trento (#8 – 15V 15P)

La sfida più europea di tutte, non solo perchè vede di fronte la semifinalista di Eurocup e l’unica detentrice italiana della licenza pluriennale di Eurolega, ma anche perché sono le due squadre più fisiche del lotto, centimetri e chili che le accomunano in due sistemi di gioco comunque diversi.
Tanto pick’n roll ed esecuzione dei giochi in attacco, durezza nell’uno contro uno e disciplina in difesa per la squadra di Repesa. Pochissimo pick’n roll e molto movimento di palla con sprazzi di triangolo in attacco, difesa energica soprattutto sulle linee di passaggio in difesa per la squadra di Buscaglia.
Se Trento non accusa la stanchezza dovuta ad un roster poco profondo, messo alla dura prova dalla lunga stagione europea, la serie potrebbe diventare equilibrata e spettacolare, in caso contrario si potrebbe chiudere addirittura in tre gare.

Superstar Milano: Gentile (che dovrebbe recuperare per gara 1), Simon e Batista
Occhi puntati su: Simon, Batista e Sanders
Plus Milano: difesa, rimbalzi e profondità della panchina
Minus Milano: difficoltà nell’adeguarsi a giocatori atipici come Wright e Pascolo, cattiva gestione della convivenza in campo fra le due stelle Gentile e Simon.

Superstar Trento: Pascolo, Wright e Flaccadori
Occhi puntati su: Sutton e Pascolo
Plus Trento: movimento senza palla, sfruttare i frequenti mismatch in attacco e gestione oculata delle rotazioni
Minus Trento: rimbalzi, falli e scarsa tenuta nell’uno contro uno in difesa.

Cremona (#4 – 19V 11P)  vs. Venezia (#5 – 16V 14P)

La parola della serie sarà ‘equilibrio’. Una debuttante al ballo (Cremona) che conferma la bontà di un progetto tecnico e societario a medio termine basato sulla programmazione e una Venezia data all’inizio fra le favorite per poi cambiare guida tecnica e diversi giocatori, trovando solo al termine della stagione regolare una sua dimensione.
Per Cremona peserà il fattore campo e l’entusiasmo dell’ambiente, l’esperienza dell’allenatore e a livello tecnico la capacità di difendere forte non solo sotto le plance (specialità della casa) ma anche sul perimetro, vista l’abilità dei lagunari di aprire il campo. In casa Reyer il nodo da sbrogliare sarà soprattutto la chimica di squadra con i nuovi arrivi per la postseason. Un ruolo fondamentale per creare armonia lo avranno gli esperti Ress, Viggiano e Ortner. L’impatto di Pargo e la possibilità di prendere buoni tiri dal perimetro dei cecchini in maglia Reyer potrebbero decidere la serie, così come per entrambe una vittoria fuori casa.

Superstar Cremona: Turner, Mc.Gee e Washington
Occhio a: Mc Gee e Cusin
Plus Cremona: Difesa, rimbalzi
Minus Cremona: Incognita Starks e gestione del ritmo partita

Superstar Venezia: Pargo e Green
Occhio a: Green e Ress
Plus Venezia: Transizione e tiri da tre
Minus Venezia: Difesa a metà campo e rimbalzi

 

Reggio Emilia (#2 – 21V 9P) vs. Sassari (#7 – 16V 14P)

Solo al fischio finale di tutte le partite dell’ultima giornata di regular season i tifosi di Reggio Emilia hanno saputo che sarebbe stata Sassari a presentarsi al Palabigi per la prima sfida playoff.
Forse a qualcuno sono tornate in mente i momenti di delusione ricordando gara 7 dell’anno passato e forse qualche altro si augurava proprio questa partita per riprendersi una sana e sportiva rivincita.
La serie di quest’anno però non ha nulla a che vedere con quella della passata stagione. Reggio si è rinforzata dando profondità e qualità al roster senza intaccare l’anima della squadra, raggiungendo risultati storici sia in campionato che in Europa e presentandosi a questi playoff come favorita per il raggiungimento della finale dalla sua parte di tabellone, con tutti gli effettivi a referto e in buona salute.
Al contrario in Sardegna, dopo la sbornia del primo scudetto, si è assistito ad una vera rivoluzione, sia nella rosa che nello staff tecnico, dopo l’esonero a metà stagione dell’allenatore che negli ultimi anni aveva dato una filosofia e un’impronta tecnica vincente alla squadra. Della vecchia Dinamo è però rimasto il leader realizzativo Logan e intorno a lui tutta Sassari è ripartita per cercare la continuità smarrita ad inizio stagione.
Probabilmente sarà una serie ad alto punteggio e oltre al fattore campo conterà l’applicazione difensiva per entrambe le squadre, a disinnescare le bocche da fuoco rivali.
Reggio parte da favorita forte di una rosa di giocatori versatile e che garantisce copertura anche doppia in più ruoli, Sassari sarà legata alla vena realizzativa del suo bomber, senza dimenticare le possibili striscie di Akognon e la bidimensionalità di Alexander.

Superstar Reggio: Aradori, Kaukenas e Lavrinovic
Occhio a: Kaukenas e Veeremenko
Plus Reggio: Rimbalzi, transizione e distribuzione di punti in molti giocatori
Minus Reggio: Tenuta mentale

Superstar Sassari: Logan, Alexander e Akognon
Occhio a: Logan
Plus Sassari: Transizione e difesa press sulle linee di passaggio
Minus Sassari: Panchina poco profonda e rimbalzi

 

Avellino (#3 – 20V 10P) vs. Pistoia (#6 16V 14P)

Avellino partita con l’ambizione di centrare uno degli ultimi posti disponibili della postseason, si ritrova in una meritatissima terza posizione, frutto di una crescita costante, dell’innesto a metà stagione di Ragland e Green e dell’esperienza dell’allenatore che ha saputo creare un gruppo compatto. Nel girone di ritorno ha inanellato strisce di vittorie importanti compresa una ottima Final Eight di coppa che ha dato entusiasmo all’ambiente.
Partita con l’obiettivo di una salvezza tranquilla, Pistoia ha sorpreso. Gruppo tosto, di corsa, lotta e sacrificio su ogni pallone. Ai toscani piace difendere forte e ripartire in contropiede, ma nell’arco della stessa partita propongono anche soluzioni alternative allo schema base, grazie al buon gruppo di americani su cui spiccano le capacità di assistere i compagni di Moore e la duttilità di Kirk.
Forse la serie più scontata del programm con i lupi irpini nettamente favoriti, ma attenzione alla resilienza di Pistoia.

Superstar Avellino: Ragland, Nunnally e Green
Occhio a : Ragland e Nunnally
Plus Avellino: Gioco di squadra e tiro da tre
Minus Avellino: Tenuta Mentale

Superstar Pistoia: Moore, Blackshear e Kirk
Occhio a: Kirk e Moore
Plus Pistoia: Rimbalzi e tenuta mentale
Minus Pistoia: Rotazioni e mismatch.

Il salone per il gran ballo a palazzo è stato allestito e gli inviti spediti.
La favorita dovrebbe essere Milano, che dall’alto del budget faraonico rispetto alle altre contendenti , ha allestito ancora una volta, come ormai fa da qualche anno, una squadra altamente competitiva, profonda e completamente nuova nell’organico e nello staff tecnico.
Però occhio alle sorprese. L’equilibrio e l’incertezza di questi playoff insieme al risultato della passata edizione sono chiari segnali di come nel basket italiano sia in atto un cambiamento e le società che più se ne fanno portatrici devono essere incentivate e supportate per garantire un futuro al movimento italico.
A quanto pare però le istituzioni delegate alla gestione del gioco non sono della stessa idea, vedi guazzabuglio per le licenze europee… Anzi sembra che le uniche idee che abbiano, siano quelle di perseguire solo ed esclusivamente i propri interessi politici e in alcuni casi per affermarli siano disposte ad ostacolare lo sviluppo naturale di tale cambiamento.
Però adesso iniziano i playoff, lasciamo sia il campo a parlare.
Noi saremo al nostro posto, in piccionaia, fra caldo, urla matte e passione. Che sognare fa bene e non costa nulla.
Buon divertimento.

 

hey hey, Finale Scudetto (la maledetta Gara Sette)

FullSizeRender‘Purtroppo arrivare secondi non è la stessa cosa di arrivare primi’.
Lapalissianamene e tristemente, Max Menetti, il grandissimo allenatore di Reggio Emilia, lascia questa frase in sala stampa, a mò di epitaffio sulla serie finale.
E’ una verità. La sconfitta è una brutta bestia che si può accettare o superare in vari modi. Nello sport e anche nella quotidianità. In fondo, lo sport, può essere visto anche come una metafora dell’esistenza, oltre che spunto per innumerevoli narrazioni che possono, letterariamente ma anche praticamente, aiutare nella vita.

La serata della gara decisiva di questi infiniti playoff, è iniziata con la classica passeggiata verso il palazzo, in compagnia di una fiducia che mi abitava i nervi, fiducia che non leggevo in molti sguardi apprensivi e in qualche parola smozzicata, afferrata per caso mentre consumavo l’ultima sigaretta di vaga tensione pre gara. Come detto in gara uno, il tifoso reggiano sembra avere nel DNA l’attitudine alla sconfitta. Però io non mi rassegno a questa cosa, contro casistica e risultati. Naturalmente non avrò ragione. Quindi, niente, si sale in piccionaia, sapendo che sarà l’ultima volta della stagione, comunque vada.
Si parte. Il nostro urlatore è classicamente a petto nudo. Davanti una scritta ‘Godo’ in biancorosso, che coglie la bellezza di esserci. Sul retro, la riproduzione della #facciacattiva che Della Valle aveva regalato iconicamente a tutti i tifosi reggiani in gara cinque, diventando un instant tormentone sui socialini. La stessa faccia è su un foglio sistemato sui posti numerati, insieme alla scritta rossa ‘Stand up for glory‘. Il mister aveva chiesto in conferenza pre gara di assistere alla partita in piedi, per tifare come una unica grande curva.
Eseguiamo, ligi al dovere, sperando di potere. Ci proviamo. Siamo tutti in piedi in piccionaia, nessuno che si lamenta, per spingere la squadra, che si vede accoglie lo spirito e sprinta sul vantaggio pesante. Di solito prendo qualche appunto volante se so di scrivere un post, ma ieri sera è stato impossibile. Caldo feroce, umidità ottomila, urla matte ovunque, tremendo odore di humus umano che saliva dal basso, i jeans, sempre gli stessi, che la cabala è una cosa importante, incollati al corpo che rendevano difficile l’estrazione del telefono per scrivere notarelle.
E quindi, a memoria, dopo il primo quarto che ci avvicina all’obiettivo, c’è il secondo dove Sassari rientra in partita, dove l’attacco reggiano sembra un deserto sahariano. Si esce per respirare ossigeno e una Camel a più sei. La mia fiducia è incrollabile, il timore di molti pure. Il terzo quarto è una pugna con mani addosso ovunque, è Silins che non ce la fa a restare in campo dopo l’infortunio di gara sei, è Lavrinovic che gioca su una gamba sola e non ce la fa nemmeno lui, è Dalla Valle che ha finito la magia, è un vero bomber del parterre che fa cinque metri, arriva ai margini del campo e chiama il tecnico in faccia a Sosa, i due si scambiano carezze, tecnico per il giocatore, scorta verso l’uscita per il tifoso matto. Per l’episodio, quasi un intermezzo comico, si ride molto in piccionaia. Sudiamo ancora di più all’inizio dell’ultimo quarto, con la certezza che finirà punto a punto. ‘Questa sera muoio‘ dice il pard, già provato da un raffreddore colossale. Andrà così, punto a punto, con Diener che ci fa impazzire con un tiro difficile, con Logan inguardabile per metà partita che entra nel match sganciando micidiali botte da tre punti, con un paio di fischi che vengono accolti con boati di insulti, bestemmie, basso cospirazionismo, con Kaukenas fuori per cinque falli, con Dyson che entra sigillando il match, con un instant replay a tre secondi dalla fine, con l’ultima possibilità, un tiro di Diener triplicato, che non entra, perché deve finire così. Con un momento in cui tutti gli occhi reggiani sono fermi in un oceano di delusione.
73-75 dice il tabellone, sancendo la fine.

E allora bastano gli elogi, la certezza di avere espresso la pallacanestro migliore nel senso di squadra, di collettivo che va oltre le difficoltà compattandosi nelle stesse?
No. Non bastano. È la squadra con le individualità che esplodono in siluri da tre, in penetrazioni acrobatiche e che possiede un certo killer instinct nei momenti decisivi, che alza la coppa, ma io non la voglio vedere la premiazione degli altri, mi spello le mani per applaudire i nostri, vedo Max che piange ringraziando i distinti, poi sono già fuori dal palazzetto che cerco di trattenere due lacrime di delusione che poi scappano anche alla mia veneranda età. Due gocce cadono dagli occhi, mi rigano le guance, su una c’è scritto peccato, nell’altra delusione, ma sono giuste, sono luccicanti della luce gialla dei lampioni che impedisce di vedere le stelle, dove volevamo tutti scrivere quelle tre parole che chissà, forse, non scriverò mai. Non me ne vergogno, anzi.
E’ passato un giorno dove le immagini del match, mi sono tornate in mente, insieme ad apprezzati messaggi di amici, dispiaciuti per il risultato, anche un po’ per me.

E allora, va bene lo stesso. A chi vuoi dare la colpa? Ai giocatori? Impossibile. Han dato tutto, in serie lunghissime con poco riposo fra un match e l’altro e vari infortuni ad accorciare rotazioni e possibilità di gioco. (a proposito, mio MVP, Polonara, strepitoso. Uno che diventerà un campione grosso). A Menetti? Massé, fantastico lui e i suoi assistenti nel gestire tutto il gestibile. Agli arbitri? Qualche fischio ha favorito Sassari, per me, ma siam di campagna e siam signori. Reggio ha avuto la possibilità di vincere tutte e sette le partite, ne ha vinte ‘solo’ tre. Sarebbe più semplice ci fosse qualcuno a cui dare la colpa, come sempre.
Il basket è quello sport fantastico dove spesso l’equilibrio è sovrano, dove una partita, la finale scudetto, si perde di due punti. Per un tiro che entra e poi esce, per un antisportivo dubbio, per ferri che accolgono tiri liberi, per infortuni assortiti, per stanchezza, per un avversario che va ‘on fire‘. E via così. Un equilibrio delicato che non ha preso la direzione che speravo. Una delle delusioni più cocenti della mia carriera di tifoso di squadre di provincia.
E allora è andata così.
‘Purtroppo arrivare secondi non è la stessa cosa di arrivare primi’.
Purtroppo certe occasioni vanno prese, non perse. Però, banale e semplice, non me li dimenticherò mai questi playoff. Perché, è sempre uno sport, ma viverlo intensamente è una bella parte di vita, sia che si pratichi sia che si segua con passione.
E’ stato bellissimo, divertente, gasante, emozionante, infine un po’ triste.
Ma, a ottobre si ricomincia. Ci vediamo in piccionaia, a tifare, a tirare dei cancheri, a gioire e a volte, capita, a piangere un po’.
#daicandom

Ps.: la foto sopra è ‘rubata’ dal profilo IG del club

(le ‘mie’ altre gare scudetto)
(tutti i post dalla PICCIO) 

 

hey hey, Finale Scudetto (Gara Cinque)

FullSizeRenderUn recap volante delle partite giocate a Sassari.
Reggio non può avere paura, poiché Sassari è una squadra costruita sul talento individuale che l’ha premiata in gara tre con Logan e in gara quattro con Dyson. Gente che la mette da casa loro, se in serata, mentre Reggio in entrambe le gare si dimostra una squadra con carattere, schemi e gioco. Può bastare per vincere lo scudetto? No. Infatti Reggio perde due partite rientrando in entrambe grazie al cuore, al team e agli ups and downs dei rivali, viene dominata a tratti ma riesce sempre a riemergere.
Questi ragazzi meriterebbero lo scudetto a prescindere, già adesso prima di scendere in campo, in primis il mister, abile nel leggere le partite e nel gestire i pochi uomini che danno tutto quello che hanno.
Se Cinciarini ha detto che gli arbitri non hanno influito sul risultato di gara quattro, mi fido e non scrivo dell’arbitraggio. Poi cambio idea e dico che la compensazione arbitrale è sempre sbagliata e facciamo che il fallo di Polonara sull’ultimo tiro dei quaranta regolari fa pari con il fallo inventato sulla rubata di Cinciarini e il tecnico punitivo fischiato a Lavrinovic a otto secondi dalla fine, che i ‘piangina‘ a me non son mai piaciuti e se pensassi alla malafede arbitrale, andrei a vedere le bocce, che poi, fra l’altro, le gare di bocce son fighissime.
Torniamo al palazzetto? Daje.
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hey hey, finale Scudetto (Gara Due)

FullSizeRenderPiove. Poco e a tratti ma piove. Reggio si muove e va al palazzetto in questi infiniti e bellissimi playoff. Vado pure io, mollo i pard a recuperare un ingresso last minute nel roboante e antico catino del Palabigi, parcheggio arrembante e via. Il tempo di entrare e le squadre sono in campo.
A un centimetro dal naso, mi è cresciuto un brufolo che manco quando avevo quindici anni ed ero tutta una tempesta ormonale. Sarà l’umidità, la fatica di salire le ripide scale che conducono in piccionaia, la gioiosa botta di ansia da attesa e, boom, mi esplode il brufolo. Drama e raccapriccio. Fazzollettino d’urgenza a rimediare, mentre l’urlatore, stasera in versione capelli colorati di rosso e sparati in aria da una vagonata di gel, si toglie la maglietta, contagiando anche il figlio in una combo familiare di petto nudo. Si può iniziare.
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hey hey, Finale Scudetto (Gara Uno)

FullSizeRenderIl bello di tifare le squadre della provincia è che le gioie, intese come risultati sportivi, sono ben inferiori alle delusioni. Ci si fa l’abitudine, ovviamente. Le speranze si mantengono, ci si aggrappa, a volte sono pure elevate. Gente matta l’aveva detto a inizio stagione  ‘Andiamo in finale con Milano quest’anno’ ma non è che ci credesse fino in fondo, forse.
E invece. Milano non c’è, c’è Sassari. E c’è sempre una sorta di disillusione preventiva, per storia e abitudine. Nel reggiano poi, saranno le origini contadine, sarà una certa umiltà di fondo, sarà che vincono i famigerati ‘altri‘, questo sentimento è accentuato.
E invece, bis, a Reggio Emilia, sta succedendo.
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cronache dalla piccionaia (the season finale)

14_0La ‘bella’ della serie contro Siena è finita da circa mezz’ora.
La Pallacanestro Reggiana ha perso 84-79.
A caldissimo, dalla piccionaia per una sera riunita davanti alla tv, dove si soffre veramente troppo, la nostra analisi della stagione.
Stagione in cui si è vinto, ricordiamolo, una coppa europea, si è arrivati in semifinale di coppa Italia e al settimo posto in classifica, eliminati ai playoff dalla squadra campione in carica.
Secondo me, la stagione è stata positiva.
La gioia dopo la vittoria della coppa è stata indimenticabile. Questo non porta a dimenticare, in un brutto giro di parole, i limiti mostrati in questa serie finale.
Per me, come giocatori, Reggio E. era da primi quattro posti. Non ci è arrivata per le fatiche di coppa e per un limite enorme nelle trasferte, con un record abbastanza imbarazzante in campionato, di due vinte e tredici perse.
Si arriva alla serie playoff con Siena. Si vince la prima in trasferta con impresa, la seconda si perde di poco dopo grande rimonta. La terza si vince alla grande, la quarta si perde. Nella quarta c’è il ‘famoso‘ tecnico a Silins. Allora.
Credo che una squadra vincente non possa accusare delle sconfitte l’arbitraggio. Arbitro che, nello specifico, sbaglia nel giudizio e nel dare il tecnico, ma la sconfitta non è colpa dell’arbitro. Solo i perdenti danno la colpa ai fischietti (che a volte si ergono inutili protagonisti, braccia di una Lega che sponsorizza a parole i giovani poi li punisce, il discorso vien lungo, eccetera). Mancava un tempo e mezzo al fischio finale, c’era tutto il tempo per compattare il team, riprendere la partita. Certo, l’inerzia. Certo, la psicologia. Certo. Però…
Il problema, difatti, si è riproposto stasera. Manca un pizzico di tecnica, di carattere, per arrivare nelle prime quattro. Di tecnica, quando gli schemi offensivi si riducono al pick & roll con Cervi (miglioratissimo in stagione, il nostro Roy Hibbert senza mattane e poco sfruttato in queste ultime partite a livello offensivo) e alle individualità straordinarie dei vari White (spettacolo di giocatore), Cinciarini (criticabile e marcatissimo per quarti in questa serie, ma sempre presente nei momenti caldi), a tratti Bell, a tratti altri.
Arrivare a Siena con una rotazione di pochi giocatori e poche soluzioni offensive, al netto della bravura difensiva degli avversari, mi sembra un limite, così come un limite caratteriale è la continua (Max Menetti, ti voglio un bene grande, permettimi una critica) ricerca delle parole ‘cuore, pubblico che ci deve appoggiare, cooperativa‘.
Ecco, per la prossima stagione io vorrei un cambio di vocabolario, di atteggiamento, un salto di qualità che manca poco ma manca, una personalità che ci permetterebbe di arrivare nelle prime quattro, avere il fattore campo e così via.
Un tentativo di aggirare il provincialismo, che adoro e che fa parte di noi, ma che se non si cerca di superare, sarà sempre un limite.
Detto ciò, bella stagione, daje tutti, ci rivediamo l’anno prossimo, senza Siena, che una schifezza del genere (risultati sul campo a parte) non si può vedere. Magari con il sito della Lega disegnato meglio che così non si può vedere bis, magari con un contrattino tv un po’ più figo, che lo sport è bello, vuol venduto meglio.
Noi, saremo sempre in piccionaia, abbonamento e via, a sudare a mille gradi, a urlare, a sostenere, sempre e comunque, anche se ogni tanto si critica qualcosina.

Evviva, evviva! Forza Reggiana!

(la foto è presa dal sito di SportReggio, imprescindibile per noi amanti della PR) 

Previously: gli altri post, dalla ‘
piccionaia’

cronache dalla piccionaia (Euro winner edition)

la coppa arriva a RE...
la coppa arriva a RE…

Da dove inizio?
Dalla fine, dalla prima coppa alzata dalla squadra della Pallacanestro Reggiana.
Oppure dall’inizio, quando da piccolo cestista mi portavano a vedere, sempre in piccionaia, che si vede che il posto è quello lì, la Cantine Riunite.
Iniziamo dalla fine, se no vien lunga e retorica.
Alla fine, guarda, purtroppo, quei ragazzi lì l’hanno spaccata troppo presto la partita e nel secondo tempo non c’è stato abbastanza pathos, quasi che questa vittoria fosse scontata. Gli avversari russi non ce l’han proprio fatta ad avvicinarsi a mettere in dubbio un risultato giustissimo.
Quei ragazzi lì. Quel trentasettenne lituano maestro della gestione del pallone, quel play che è davvero uno di noi, quel lungo criticato per troppo tempo in piccionaia ma che sta diventando il centro dominante che deve essere, quel prospetto Nba che difende per due e diventerà fortissimo, quei due altri lunghi che si son divisi il tempo, entrambi con pochi minuti nelle gambe, entrambi importanti; quei due americani che quando vogliono fanno la differenza con palleggio arresto Woooo, quel play di riserva criticato non sempre a sproposito, ma capace di essere determinante nel momento in cui, ciao, la coppa la prendiamo noi, grazie.
Iniziamo da chi non sa.
La coppa Eurochallenge è una sorta, per mantenere il facile, scontato e pure noioso, paragone calcistico, di coppa Uefa del basket.
La squadra di Reggio a inizio stagione aveva chiesto di partecipare. Mugugni in piccionaia. ‘Toglie spazio al campionato‘. ‘Ma no farà bene ai giovani‘. ‘Mah, chissà‘. Dopo mesi di fatiche, di partite che ‘eh, ma giocano contro squadrette‘ come se noi fossimo il Barcellona, si arriva alle Final Four, a questa due giorni di Bologna. Ospiti di un impianto dove è una gioia guardare questo sport, si è battuto turchi piuttosto tosti in semifinale e ci si è sbarazzati in monologo, a parte le prime battute, di una squadra della periferia di Mosca.
Naturalmente questa coppa non può gasare nessuno, se non gente che passa molte domeniche dell’anno nelle tribunette del palazzetto a sparare urlacci e insulti casuali su tiri da tre sbagliati, falli fischiati o meno. Tutto condito da giudizi perentori, analisi tattiche precarie e previsioni modificabili.
Però, ragazzi, che gioia. Una gioia quando l’arbitro ha fischiato la fine e noi, momentaneamente trasferiti in comodi distinti, eravamo in piedi ad applaudire, che mi son venuti i lusgoni agli occhi. Che da queste parti, le vittorie sportive si contano sulle dita di una mano, per fortuna ti viene da dire, perché dopo, le apprezzi meglio e stai tranquillo che non te ne dimentichi per un pezzo.
Dalla fine, quindi. Da un abbraccio coi pards con cui si sono condivise ore di tribune e curvette nei palazzi, nel corso degli anni. Un cinque agli altri, presenti nei momenti topici e davvero una emozione che la lascio qua, perché non so proprio come finirla, fra bei vecchietti sorridenti che si son presentati stasera con una maglietta dei primi anni novanta, senza nome sulle spalle, stretta stretta insieme a centinaia di aneddoti sopra a una camicia con cravatta regimental, mentre passavano nugoli di ragazzetti che si aggiravano nel palazzo in maglietta, con sopra i disegnini dei loro beniamini di oggi e un ricordo fresco ed entusiasta.
Un abbraccio via questo post al mister di questa squadra, ai suoi saltelli.
La coppa europea di basket, in Italia, l’abbiamo portata noi di Reggio Emilia.
Tutti in piedi.
Grazie ragazzi!

 

la partita è andata così
(cronache dalla piccionaia, puntate precedenti)

(
la foto d’apertura l’ho presa dalla pagina FB di SportReggio, questa sotto dalla pagina FB della PR)

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(cronache dalla piccionaia) the Forum, back to back

forum‘Ha giocato col cuore’ ‘Mette il cuore in campo’ ‘Cuore e gambe’ ‘Una squadra con un cuore grande così’.
Il cuore, un muscolo da allenare, poiché importante tanto quanto un polpaccio per ottenre una buona prestazione sportiva.
Spesso però mi sembra che usare la parola cuore nella narrazione sportiva, sia una scorciatoia e un topoi classico, abusato nelle interviste post partita e nei titoli dei giornali.
Quindi per scrivere un post sulla due giorni milanese per assistere alle partite della Pallacanestro Reggiana non scriverò del cuore di questa squadra.
Scrivo di noi country boyz che come l’anno scorso ci siam fatti la trasferta, sempre pronti a perdersi al prossimo incrocio nonostante navigatori di vari tipi, che tanto, il navigatore, si sa, sbaglia. Milano è grigia quando piove, di un bel grigio cemento tangenziale, come se la città ti accogliesse con durezza, con omaggio di pozzanghere giganti da evitare per arrivare all’ingresso del Forum. L’impianto ha sempre un certo fascino, è sempre bello grande ma mostra ormai le rughe dell’età e una risistemata ai bagni per esempio andrebbe data.
Venerdì, la piccionaia (vedi episodi precedenti) si sposta in tribuna numerata, lusso e gambe in bocca che i sedioli delle tribune son pensate per altezze medie più basse della mia.
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