miserabili in volo ubriaco nel loop del tempo

lmIl romanzone diventato musicalone riceve trattamento da film. L’ho trovato strano da giudicare perchè da una parte sono stato effettivamente e piacevolmente incuriosito dal vedere il musical recitato come un’opera (o viceversa?) ma a volte non resistevo e mi scappava un po’ da ridere, per ‘colpa’ dei due protagonisti canterini. Colpa mia, poco abituato alla faccenda, però ho trovato i due attori troppo machos per interpretare i ruoli, al netto della loro bravura nel recitare o nel cantare. Altra cosa su cui avrei da ridire sono gli intermezzi ‘comici’ del duo Bohnam Carter-Baron Coehn che mi son sembrati un po’ appiccicati e appiccicosi.
Ho letto da qualche parte (non ricordo dove, il post è in attesa da giorni, pardon) che le parti soliste cantate sono state girate in piano sequenza. Se la tecnica è ammirevole per lo sforzo, il risultato ‘registico’ non è positivo. Ci sono molte scene epiche ma anche troppissimi primi piani e troppi dolloni sulla Francia ricostruita in cartapesta del milleottocento, mentre io avrei tenuto la camera un po’più lontana dagli attori e un filino più mobile, che se la canzone non ti prende, rischi il micro sonno e un po’ più di movimento avrebbe inquadrato meglio l’oggetto ‘Miserabili’ come film e non avrebbe intaccato la sua espressività.
Quindi, una piacevole commistione (per quanto lontana dalla mia totale comprensione) fra cinema e teatro? Non saprei, non ho proprio le basi per dirlo. Forse sono arti che devono stare separate? Detto tutto ciò, senza aver mai visto il musical, nè aver letto il libro (ma sapevo come finiva e non me lo ricordavo) il film ha una bella potenza, evocativa e romantica, dove le musiche commoventi si mangiano quasi tutti i dubbi e al termine fischiettavo quella canzone che canta la bella Annie. Promosso, con dubbi interessanti.

fA volte sento gente che definisce ancora (e ormai dovrebbe essere una cosa vietata per legge) un film prodotto negli US come americanata. Pur essendo contrario a questa definizione, che vuol dire tutto e niente, in fondo, essendo un film americano, evidentemente lo è un’americanata, questo film è proprio un’americanata. Non perché c’è ‘l’azione’ ma perché va a pescare nel torbido e classico sottobosco morale del paesone, imbastendo una storia molto classica sul senso di colpa e, probabile? possibile? agognata? desiderata? redenzione, nel modo più scontato, arrivandoci senza troppo entusiasmare nè avvincere, se non con il mestiere della messa in scena del regista e la gigioneria e il sorrisone di Denzel, sempre nostro bravo ragazzo, e infarcendo la ‘lezioncina’ con qualche spunto religioso ma solo buttato lì’, giusto per fare massa. Bella e  brava la redhead e notevole la scena dell’incidente aereo, ma anche almeno venti minuti di troppo che ti viene proprio da dire ‘andiamo avanti o no?’. Insomma, non decolla (vabbè, chiedo perdono per questa orrenda battuta). Sufficiente, potrebbe fare di più.

lViaggi nel tempo, uguale, territorio minato. Problema mio nel film: la presenza di un mio uomo all-time come Bruce e di una delle due donne più belle (e brave, credo, ma la bellezza mi annebbia, a volte) sul grande schermo come Emily Awww Blunt. L’inizio è figo, l’idea è bella. C’è gente che uccide altra gente inviatagli su un comodo lenzuolo dal futuro. Bang! Finchè uno di questi killer deve ammazzare il sé stesso del futuro. Il film è piuttosto divertente e Bruce fa sempre quelle due facce ma siam qui per vedere quelle due facce, quindi, a posto. Meno a posto, il make-up di Joseph G.Levitt  è pessimo e un po’ inutile, inoltre, se pensi più di un attimo alla consecutio temporale della storia, a volte pensi ‘Eh?!?!’ ‘Cosa?!?!’ ‘Perché?’. Io non ci ho pensato molto e alla fine, forse, tutto torna. Quindi,  è un sì, piuttosto convinto, niente di memorabile, ma un paio d’ore di buon cinema d’azione.