it’s good to be bAck (cronache dalla piccionaia)

E rieccoci al palazzo.
Sempre quello, dove c’eravamo lasciati pochi mesi fa, quello in centro, che per arrivarci devi essere lì mezz’ora prima si sa mai ci sia coda o nel solito parcheggio ci sia troppa agente.
Se poi piove come ieri sera, per motivi misteriosi è come se dal cielo piovessero più macchine, come se le strade si restringessero, ‘non è che arriviamo tardi’ , ‘ma cos’è tutta sta gente’‘.
Hey, siam tornati in serie A.
E molti che per anni son rimasto a spantofolare la domenica sera, son corsi al botteghino a fare l’abbonamento regalando il record storico alla società.
Bene, bene. Anche noi, dopo che l’anno scorso ci eravamo seduti sulla possibilità di avere sempre biglietti in gentile omaggio, ci siam messi in fila per l’abbonamento. Non siamo andati nel nostro posto da borghesucci che abbiamo occupato per anni dopo tanti altri anni passati in ‘curva’. Il posto non c’era più e siamo stati risparmiosi. La cinquecento euro non l’abbiam spesa e per la metà siam finiti in quella che già chiamiamo piccionaia.
Quint’ultima fila del palazzo, casualmente sotto una sbarra antipanico che se ci alziamo per esultare un canestro da tre allo scadere ci facciamo un bernoccolo enorme. C’è da dire che dal nuovo posto il gioco si vede benissimo, che siam mica al Madison di NY, purtroppo siamo un po’ laterali e il tabellone coi punti si vede…no, non si vede quasi per niente.
Però c’è un gran clima di tifo, gente che tira saracconi a ogni palla persa e ogni fischio dubbio regala insulti classici agli arbitri.
C’è anche un gran caldo, tutta l’ansia e il calore che viene dal basso salendo ci investe, roba da sfoggiare il ‘pettonudo’ ma siam signori ormai, son robe che non si fanno più. Siamo anche vicini alle scale, però attenzione alle scale che son ripidielle e quando scendi bisogna andar piano.
Insomma, poteva andare meglio, ma non ci lamentiamo.
E poi c’è il gioco, la passione, la squadra,
Con nuovi innesti bianchi. Un regista già nazionale con intelligenza e mani educate. Un muscolare bianco come la neve. Una guardia dall’est che mette in mostra piedi agili e buon tiro. E poi un play colored che ha il difficilissimo compito di sostituire il mio idolo delle stagioni passate, Robinson lo ‘sportellatore‘. Vittima di infortunio grave, tagliato. E come ci manca già.
Giochiamo contro Siena. La leggenda, i multi campioni.
Pronti, via, sogniamo subito, ingenui, sopra di cinque. Tifosi da Siena pochissimi, giovanissimi e con qualche striscione divertente, tipo ‘Pochi ma mbriachi’ (stima).
Loro vanno ai due all’ora in attacco. Vorranno risparmiare le energie. Noi difendiamo duro, marchio di fabbrica e in attacco facciamo un po’ fatica. Si segna poco, la partita la danno in tv, vedo già appassionati con la bolla da sonno non reggere il ritmo basso. Il nostro presunto bomber Taylor fa uno zero su cinque che pure io perdo la calma e gli lancio un paio di smadonnamenti.
Il pubblico segue con ondate di entusiasmo e mareggiate di ‘tanto è siena,ci sta di perdere’. Entra Ress, nostro ex. In due minuti tira tre bombe e rifila una stoppata. Vedi alla voce ‘imprimere una svolta al match’.
Intervallo e siam sotto di due. Non ci provo nemmeno a fare le scale, sto lì a fare due chiacchiere coi nuovi compagni di scaloni.
Poi si riparte. I multi campioni difendono più duri, noi continuiamo con le nostre zone difensive a metterli in difficoltà, dall’altra parte continuiamo anche a non metterla e nell’ultimo quarto segniamo otto punti, roba oratoriale. Troppo pochi eppure basterebbe non rovinarsi la vita buttando all’aria tre possessi offensivi quando siam sotto di cinque per precipitazione, ansia, inesperienza, insicurezza che la partita è ancora lì, frutto maturo da pigliarsi.
E invece. Ancora Ress butta una tripla che annega le speranze.
Finisce con il senso di inelluttabilità che finalmente si dichiara.
I campioni e la neopromossa, vincono i campioni.
Non disperiamo, sarà dura, ci sarà da lottare. Però con questa Siena sottotono, si poteva fare il colpaccio.
Usciamo, l’umidità è a mille, analizziamo la partita (bene l’attitudine difensiva, la grinta, la carica dalla panchina, bene i tre nuovi bianchi, white man can play), smontiamo le difficoltà (gravi problemi di circolazione offensiva, pochi punti certi nelle mani, il nostro bomber deve capire subito che deve indossare la maglietta del leader e togliersi quella da playgorund), ciarliamo di futuro (sarà dura salvarsi ma ci divertiremo) analizziamo le differenze di categoria (un paio di azioni da eurolega di Siena ci han spiegato che in A la palla viaggia a velocità che in cinque anni avevamo dimenticato; ci sono i pivottoni con braccia che son rami di sequoia; c’è gente che fa del killeraggio da tre una professione; agli arbitri piacciono i campioni).
Camminiamo mentre piove ancora traffico, semafori rossi, il nostro ombrellino regge fino alla macchina.
Buona comunque, la prima. E’ bello tornare al palazzo.

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